La mia Ostia

di Aldo Marinelli

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I City Lights

Intervista ai City Lights

la città di Ostia

I City Lights sono un gruppo musicale Rock&Roll italiano molto legato ad Ostia anche se nessuno dei tre componenti vi è nato. Marco de Annuntiis è di Casal Palocco, Marzio Micheloni di Ostia Antica e Alessio Righi della Madonnetta. Scopriamoli attraverso questa intervista a tre voci, dove ognuno di loro racconta il proprio rapporto con Ostia ed il territorio!

Come avete iniziato a suonare?

“Il filo conduttore tra noi tre componenti del gruppo”, comincia Marco, “è che i City Lights nascono ad Ostia, al Klandestino, il pub in Viale del Lido. Io ed Alessio ci conosciamo da quando abbiamo 16 anni anche se poi ci siamo persi di vista per molti anni, fino a che 3 anni ci siamo rincontrati e abbiamo deciso di fondare il gruppo che però ha iniziato veramente a girare quando abbiamo conosciuto Marzio.
Ho frequentato il liceo Labriola dove mia mamma insegnava italiano e latino. Mi sono poi laureato in lettere alla Sapienza. Durante quel periodo mi trasferii a Roma, a San Lorenzo, dove iniziai a suonare con un altro ragazzo, convinto che ad Ostia non ci avrei mai più messo piede. Come tutti i ragazzi che crescono nel X Municipio infatti, avevo la smania di andare a vivere a Roma.
Invece proprio qui a Ostia ho iniziato l’avventura del gruppo. Mi ricordo che subito dopo aver scritto qualche pezzo andavamo al Vittoria a suonare, per farli sentire ai nostri amici. Quando poi abbiamo avuto le canzoni per fare un album lo abbiamo intitolato “Jukebox all’Idroscalo”, un gioco di parole tra Jukebox all’idrogeno, famoso libro di poesie dello scrittore della beat generation Allen Ginsberg, e Idroscalo, dove hanno ucciso Pier Paolo Pasolini.
Nel 1995, per la ricorrenza del ventesimo anno dalla morte di Pasolini, la nostra professoressa di Italiano arrivò in classe dicendo che una Circolare Ministeriale la obbligava a fare una lezione su Pasolini. Era contraria, perché secondo lei non era da spiegare a scuola. Ci portarono poi nel pomeriggio a vedere il monumento di Rosati, che era ancora quello di cemento come si vede nel film Amore Tossico. Ho appena terminato una scheda su questo film ambientato a Ostia negli anni 80, anche perché conosco alcuni degli attori che hanno partecipato . L’Idroscalo è per Ostia la parte più estrema, da tutti i punti di vista. Sia perché è la parte finale sia perchè è un mondo a se stante! La vera Roma sta proprio qui!”
Continua poi Marzio: “Sono nato e cresciuto ad Ostia Antica, i miei nonni sono nati qui e i miei bisnonni sono i scariolanti venuti dalla Romagna. Quando ero ragazzino Ostia era quello che poi diventa Roma quando hai vent’anni. A 12 anni prendevo lo 04 per andare in questa “grande” città, sul pontile e sul lungomare, ti sembra di fare le tue prima conquiste: ancora oggi quando vedo i ragazzini il sabato pomeriggio alla fermata dell’autobus, ci penso.

Dove si faceva musica ad Ostia?

"Anch’io ho fatto il liceo al Labriola", continua Marzio, "e quindi avevo la comitiva ad Ostia, dove ho passato molto tempo allo SpazioKamino (era un Centro Sociale di Ostia occupato l'8 dicembre del 1989 e sgomberato il 13 febbraio del 2001), suonandoci anche 3-4 volte. Fu chiamato così perché la notte dell’occupazione in televisione trasmettevano Mary Poppins. Si suonava anche al Vittorio occupato (la ex-colonia sul mare). Ostia purtroppo ancora viene vista come la Ostia della morte di Pasolini o l’eroina di Amore Tossico! Non c’è una specificità forte che la contraddistingue! “
Interviene Marco: “SpazioKamino è il primo locale dove anch’io mi sono esibito, per i concerti scolastici. Ostia è il luogo delle tante prime volte: la prima canna sotto il Pontile, il primo rapporto in pineta. Mi ricordo in realtà anche la prima canna che mi ha fatto effetto per davvero: ero sempre allo SpazioKamino ma poi dovevo andare a fare ripetizioni di matematica dalla Professoressa Bruschi, chiamai mio padre per farmi venire a prendere, per quanto stavo male.”
Alessio, finalmente prende la parola: “Da bambino sognavo di vivere ad Ostia, vicino al mare! Per molti anni però ho smesso di frequentarla, fino a quando 6 anni fa ho iniziato a lavorarci in un’enoteca, vivendo in un casale ad Ostia Antica. Di conseguenza ho riaperto la porta verso questa cittadina: facevo parte del gruppo del Teatro del Lido. La mia passione per la musica è arrivata in tarda età quando ho conosciuto Marco, a Santa Melania a Casal Palocco. Il mio primo concerto pagato l’ho fatto proprio a Ostia nel pub in via Pietro Rosa, dove ora c’è la paninoteca 17. Per chi suona, Ostia è sempre stato un punto di riferimento: i negozi di musica erano qui, il Bazar Musicale a Via Costanza Casana, Musical Lido a Via Ammiraglio del Bono e poi tutti e tre ci ricordiamo un piccolo negozietto a via Andreotto di Saracino dove si andava sempre quando si rompeva una corda, li si vendevano sfuse. “
“Al Bazar Musicale incontrai Bobby Solo” interviene Marco, “ero andato lì a 14 anni per comprare la mia prima chitarra. Fu gentilissimo con me e mi spiegò bene come suonarla! Io in realtà ho iniziato a suonare a 8 anni l’organo liturgico! Pensa che salto!!!
Anche le sale prove stavano a Ostia: la nostra prima canzone,“La nevicata dell’85” l’abbiamo registrata negli studi di Pino Del Zio, che fece Sanremo come chitarrista dei Santo California, a Piazza Gasparri. Nelle sue sale ho fatto anche dei laboratori musicali. Adesso invece abbiamo il nostro studio ad Acilia!
“Anche il primo concerto che ho visto è stato a Ostia”, dice Marzio, “all’ex campo di calcio Morandi, dove vidi gli Africa Unite.”
“Oppure mi ricordo un concerto di Edoardo Bennato”, dice Marco, “nello spiazzo dove ora c’è il polo natatorio, lo presentava Red Ronnie e mi ricordo che Alessio gli consegnò una sua demo”

Perché il nome City Lights?

“Il nome del gruppo deriva dal film muto di Charlie Chaplin “Le luci della città”, risponde Marco, “in cui Charlot aiuta una ragazza cieca a trovare i soldi per l’operazione alla vista, ed è stato il suo primo film dopo l’invenzione del sonoro. Lui non seguì la nuova moda, e fece un nuovo film muto, che forse è il suo capolavoro! Noi ci esprimiamo quindi con un linguaggio ormai sorpassato, che è quello del Rock&Roll, in cui chitarre, organo a transistor, basso e batteria vengono utilizzate al posto dei computer e i suoni digitali.
Oltre a suonare scrivo poesie, che poi leggo mentre il gruppo suona. Anche le poesie citano Ostia come per esempio quella che parla dello sgombero di Piazza dei Piroscafi all’Idroscalo! Mi ricordo la spiaggia dell’Idroscalo, prima del porto: quello doveva essere un posto sacro!!!!!"

Qual è il filo conduttore delle vostre canzoni? Sono autobiografiche?

Marco, autore di quasi tutti i testi, prende la parola: “La più grossa offesa che mi si può fare è che non faccio poesia ma diario intimo, non voglio essere autobiografico! Certo, scrivo quello che vivo, ma chi scrive canzoni deve fare in modo che le proprie canzoni parlino a tutti; una canzone non deve avere autore, deve esistere solo nel momento in cui viene cantata, e chiunque può farlo! Quando salgo sul palo e canto, non penso mai che i testi gli ho scritti io, perché sarebbe come essere nudo! Io li interpreto come se fossero delle cover, senza pensare al motivo per cui gli ho scritti, sarebbe altrimenti uno psicodramma e non un concerto!”
“Nel nostro primo disco”, dice Alessio, “il tema della droga è un elemento ricorrente e quindi nel prossimo cercheremo di parlarne di meno! “
“Anche perchè non vorremmo che la droga diventasse la nostra puttana morta ammazzata di De Andrè!” Sorride Marco mentre lo dice! “Le nostre canzoni infatti parlano di storie di vita vissuta, di amore, di amicizia, di solitudine, di sogni, di disillusioni, di gelosie, di sesso….”
Qui, ridendo, aggiunge Alessio ”uno dei motivi per cui si inizia a suonare è proprio per rimorchiare…!”
“Io mi sono rivolto alla musica perché volevo un’identità”, ribatte Marco, “Non ho mai fatto uno sport di squadra in vita mia fino a che non ho iniziato a suonare col gruppo e quindi ho dovuto imparare a capire che ombra proiettavo! Ho sempre desiderato di avere un gruppo: non volevo fare il cantautore. Per due anni sono stato il chitarrista del fratello di Francesco De Gregori, Luigi Grechi, autore del Bandito e il Campione, dal quale ho imparato tantissimo ma grazie al quale ho capito che non volevo stare da solo.

Quali sono i vostri gusti musicali?

Marco: "Nessuno dei tre avrebbe potuto da solo fare il disco che abbiamo fatto insieme. Tra l’altro ognuno di noi ha dei gusti musicali differenti: a me piacciono gli chansonnier francesi, a Marzio il punk, ad Alessio Hendrix.”
“Ma questi differenti modi di vedere la musica ci hanno permesso di trovare un suono nostro dove sono stati mescolati i gusti musicali”, finisce Alessio. “Quest’anno poi, abbiamo veramente cominciato a suonare bene tutti i pezzi nostri dal vivo, perché è diverso fare cover piuttosto che suonare pezzi nostri.”

Siete davvero così nella vita di tutti i giorni?

“Sono contento oggi di stare ad Ostia”, conclude Marco, “del fatto che alla fine dei nostri concerti arriva il ragazzetto a chiedere di farsi un selfie con me: lo facciamo perché ci piace essere amati!
“Il suo sconforto aveva un’aria teatrale come capita molto spesso quando lo sconforto è autentico”, di Raymond Chandler l’inventore di Philip Marlowe… così mi sento, quasi un poeta maledetto!”
Marzio sottolinea per finire, “la musica per me è uno sfogo, l’ho recuperato dopo tanti anni..e sono contento di aver ricominciato e non so come ho fatto a stare tanti anni senza!”

Intervista rilasciatami di persona il 18 gennaio 2015

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