Intervista a Gheorghe Militaru
Da molti anni la comunità ortodossa ha un suo referente nel nostro Municipio: è Padre Gheorghe Militaru. Nel 2000 è stato incaricato dal Patriarcato Romeno per mano del Metropolita
Josif ad occuparsi spiritualmente e pastoralmente dei fedeli ortodossi romeni presenti a Ostia e dintorni.
Ci può raccontare la storia della comunità ortodossa nel nostro Municipio?
Nel X Municipio è sempre esistito un certo numero di famiglie e di persone ortodosse: greche, libiche, romene, ecc. Ma una comunità organizzata in parrocchia avviene in seguito alla caduta del Muro del Berlino e delle dittature comuniste nei paesi dell'Est, quando un maggior numero di persone arrivarono in Occidente ed anche qui a Ostia.
Da quanto siete presenti a Ostia?
Per la prima volta abbiamo officiato i servizi liturgici, la pastorale e la catechesi nella chiesetta dell’Idroscalo. Dopo due anni ci siamo trasferiti alla Cattedrale Regina Pacis dove per la disponibilità di don Antonio e del responsabile ACR di allora (la dott.ssa Rosanna Ferrante) siamo stati accolti per ben altri due anni e mezzo. In seguito ci siamo trasferiti alla Parrocchia Stella Maris dove Mons. Plinio Poncina e i suoi collaboratori ci hanno messo a disposizione la piccola chiesetta della Trasfigurazione. Un percorso lungo quasi 16 anni, non semplice, ma nulla è per caso o meglio nulla si realizza senza sacrifici.
Vorrei ringraziare a nome dei nostri fedeli, tutti i sacerdoti e laici che ci hanno sostenuto lungo il nostro percorso pastorale e missionario.
Il coronamento di tutto questo lo stiamo vivendo al presente in quanto siamo riusciti ad acquistare un terreno sulla Via Ostiense dove speriamo un giorno di edificare una nostra chiesa parrocchiale e un centro parrocchiale che risponda alle necessità catechetiche, pastorale, caritative e sociale della nostra comunità ortodossa.
Come è integrata la vostra comunità nel territorio sia dal punto di vista sociale che religioso? Ci sono mai stati caso di emarginazione o intolleranza?
Sin dall'inizio abbiamo cercato di integrarci e di farci conoscere di fronte alla comunità cattolica di Ostia. Per questo abbiamo collaborato non solo con la Chiesa Cattolica e con i loro sacerdoti presenti sul territorio, ma anche con le istituzioni e le varie organizzazioni e associazioni sociali delle quali ricorderei la Caritas, la comunità di San Egidio, gli Scout e la Ciurma. Tutti ci hanno aiutato a crescere e ad organizzarci meglio e da loro ho imparato moltissimo.
Costatiamo nella società postmoderna che ci comprende un moltiplicarsi dell'intolleranza, sia domestica (non abbiamo più dialogo nelle famiglie, ognuno desidera fare ciò che vuole e si fa fatica ad implementare i veri valori della vita), sia tra i popoli e le società. L'Occidente geloso per il livello di ricchezza raggiunto cerca di difendersi edificando muri e recinzioni di filo spinato, dimenticando che la vera intolleranza è l'invecchiamento della nostra società.
Tutti i cristiani possono lavorare per riappacificare il mondo, partendo dal proprio cuore. Solo un uomo che vive in pace con se stesso può dare la pace ad un'altra persona. C'è bisogno di conversione, di pentimento e di tanta, tanta preghiera. Una preghiera che ci illuminerà verso l'unità piena che sarà frutto dell'opera dello Spirito Santo e degli uomini di pace.
L'incontro storico tra il Patriarca russo Kirill e papa Francesco a Cuba potrà modificare i rapporti tra le varie religioni?
Tutti i cristiani non solo ortodossi ma anche cattolici e protestanti hanno a cuore la preghiera di Gesù stesso verso il Padre celeste: tutti siano una sola cosa (Gv 17, 21). Tutti i cristiani risentono fortemente del dolore e delle ferite della separazione a causa degli scismi del 1054 e della Riforma in Occidente nel XVI secolo.
Per giungere all'unità piena non basta solo pregare, ma sopratutto dialogare e perdonarci a vicenda per gli sbagli che abbiamo commesso gli uni contro gli altri.
Per questo c'è bisogno di incontrare l'altro come nostro fratello e non più come nostro suddito: questo avvicinamento porterà un soffio benefico al dialogo tra le due Chiese Sorelle, quella Cattolica e quella Ortodossa.
Questo incontro è in realtà una continuazione e un approfondimento di quello che avvenne nel 2000 tra i “due vecchietti” vestiti di bianco - papa Giovanni Paolo II e il Patriarca Teoctist della Romania. Fu la primissima volta nella storia di una visita di un papa in un paese a maggioranza ortodossa (Giovanni Paolo II in visita in Romania nel 2000) e di un Patriarca Ortodosso a Roma (Patriarca Teoctis a Roma nel 2001). L'abbraccio di allora ha sostenuto il bisogno e il grido dell'unità tra i cristiani. L'attuale evento di Cuba rappresenta un passo e un crocevia che segnerà il futuro della chiesa.
Può ricordarci il suo confratello ucciso dall'Isis?
Abbiamo parlato della necessità e del desiderio di unità fra tutti i cristiani. D'altra parte costatiamo con dolore che i cristiani sono i più perseguitati e cacciati via dalle loro terre in nome non di una religione, bensì di un fanatismo sfrenato e malefico. Tutto questo ci addolora profondamente non solo dal punto di vista religioso, ma anche culturale e storico, quando vediamo che tantissime chiese o monasteri dei primi secoli vengono rasi al suolo, oppure siti romani che vengono trasformati in polvere per solo odio contro Cristo e contro il Crocefisso. Ci addolora come cristiani che l'ultimo Villaggio della Siria dove si parlava aramaico (la lingua di Gesù) è oramai cenere. Ci addolora che vescovi e sacerdoti, frati e suore ortodosse e cattoliche sono ancora prigionieri nelle mani di coloro che professano il vuoto, l'ignoranza e la non cultura.
Io stesso ho studiato e ho conosciuto un confratello cattolico dell’Irak (Raghid Ganni) che è saltato per aria insieme alla sua comunità mentre celebrava la Sacra Liturgia. Perché tutto questo? Chi fornisce e chi alimenta militarmente ed economicamente queste fazioni terroristiche?
Viviamo un triste paradosso: stiamo per conquistare non più la Luna ma anche il pianeta Marte, ma non siamo più in grado di gestire il nostro pianeta Terra.
A tutto questo c'è una sola risposta: preghiera, umiltà, pentimento e riconversione a Cristo. Una società senza il cristianesimo è una società destinata a scomparire.
Intervista rilasciatami via mail il 20 febbraio 2016