Intervista a Mister OK
Maurizio Giuseppe Palmulli, alias Mister Ok, è un simbolo di Roma per i suoi tuffi nel Tevere dal Ponte Cavour, il 1 gennaio da ben 26 anni.
Lo incontro alla spiaggia libera di fronte all’ex-Colonia Vittorio Emanuele dove fa l’assistente bagnante. Ha 5 figli ed è 5 volte nonno.
Maurizio raccontaci qualcosa di te?
Sono nato a Castro Pretorio a Roma, nel novembre del 1952, ma poi ci trasferimmo ad Acilia perché papà aveva trovato lavoro a Fiumicino. Tutte le estati venivo al mare a Ostia, proprio qui, in questa spiaggia che ritrovo dopo quasi 50 anni. E’ stata un’emozione forte, anche perché
una volta il porto non esisteva e c’era una distesa enorme di spiaggia, non c’era nulla.
Facevamo i tuffi dagli scogli che una volta erano paralleli alla costa ma anche i salvataggi, già all’età di 12 anni.
Quali ricordi hai di Ostia da bambino?
Qui dietro, c’erano tutte le marane, e noi d’estate quando non andavamo
al mare, andavamo lì a caccia con le fionde. Catturavamo uccelli e rane, sia per
divertimento ma anche per mangiare. Pensa che a Piazza Vittorio se ne vendevano
tante e si mangiavano fritte e dorate.
Ancora mi vengono i brividi se penso che a Dragona riuscivo a superare
il Tevere facendo un percorso a zig-zag. Era una cosa da matti, perché a 12 anni non si può attraversare un fiume a
corrente.
Altri sapori che ricordi di Ostia?
Quando con mamma e papà uscivano a mangiare la pizza era una festa. Sentivi questi odori di sugo e di pizza, che ancora adesso, nelle giornate di maestrale, mi arrivano dai ristoranti qui a fianco.
Come hai iniziato la tua carriera di Mister Ok?
Giravamo sulla spiaggia di Ostia e proprio al pontile ho conosciuto il primo Mister Ok, Rick De Sonay, il tuffatore italo-belga che inaugurò nel 1946, in cilindro e costume, il tuffo dal Ponte Cavour.
Insieme a lui ci facevamo i bustoni di cozze, quelle attaccate ai pilastri sotto al pontile. Quando scoprimmo che si potevano anche mangiare, la sera le portavo a casa e mamma le cucinava, perché la fame era tanta; ma le vendevamo anche. C’era la pasticceria Bosello che con 10 lire si potevano compravano buste di cornetti: ci davano una salvata incredibile.
Insieme all’Università di Tor Vergata ed al X Municipio siamo riusciti a mettere una lapide al fornetto nel cimitero di Ostia Antica dove è sepolto Rick. Negli ultimi tempi era malato, girava in carrozzina. Il suo ultimo tuffo è stato nel 1989. Io ho iniziato nel 1988 con Spartaco Bandini e Aldo Corrieri, che ha smesso 7 anni fa mentre per me ormai è stato il 27° salto.
Esiste una “scuola” per Mister Ok?
In questo momento con me ci sono altri 3 Mister Ok: Marco Fois, Simone Carabella e Valter Schirra. Per saltare con noi devi essere romano e seguire un iter. Quando saltiamo io guido tutto, dai pompieri alla televisione e
lo facciamo uno alla volta. Abbiamo avuto la fortuna di essere riconosciuti ufficialmente dal Comune di Roma come Protettori del Tevere.
La prima volta che mi venne l’idea di potermi buttare, andai con mia moglie. Era buio, e l’altezza mi fece paura. Ci tornai il giorno dopo e mi convinsi di farlo. Quando arrivò il primo gennaio dissi a Spartaco che quel giorno sarei saltato pure io. Lui mi guardò con un sorriso. Gli chiesi se poteva saltare prima lui così avrei visto come fare, ma lui rispose: “Gli ospiti per primi”. Io poi l’ho rifatto a tutti quelli dopo di me, ma è giusto così perché se passi quel momento puoi continuare sempre.
Che lavori hai fatto poi?
A 18 anni ho preso il brevetto da bagnino con gli esami al Kursaal:
fui subito promosso. Feci la domanda per il bagnino stagionale a Castel Porziano
al Comune il giorno stesso, sulla carta del pane. Eravamo così sprovveduti che andammo senza neanche una penna: risultato che io il 9 maggio avevo preso il brevetto ed il 12 già ero operativo sulla spiaggia. Il primo stipendio fu di 168.000£ preso proprio a Castel Porziano.
Per due anni feci lo stagionale e tornato dal militare mi arrivò la lettera di assunzione dal Comune di Roma, come assistente bagnante d’estate e come bidello nelle scuole d’inverno, sia di Acilia che di Ostia.
Nel 1977 diedi però le dimissioni: mi ricordo ancora il direttore, il dottor Mancini, che per me era come un padre, che mi rincorreva con un bastone dicendomi “Non ti azzardare a dare le dimissioni”. Io invece andai a lavorare ad Androdoco, con una società edilizia, dove costruimmo tanto. In una settimana guadagnavo come in un mese di bagnino.
Ma il lavoro finì presto: mi sono pentito perché a quest’ora già sarei stato in pensione!
Iniziai allora a essere il bagnino di un po’ tutti gli stabilimenti di Ostia: ogni 4/5 anni in uno stabilimento me ne facevo uno in una piscina. Sono stato al Kursaal, all’Italia, all’Urbinati, al Capanno, al Tibidabo, all’Oasi.
Poi, quando hanno riaperto Capocotta, mi hanno chiamato e ho fatto 7 anni lì, ma fu una guerra, fino al 2000.
A quel punto Mario Bellavista, che aveva un chiosco al primo cancello, mi ha portato con lui per 15 anni come bagnino. Quest’anno, con in vari avvenimenti sui chioschi, mi sono ritrovato senza un futuro e ho scelto di venire qui dove mi stai intervistando.
E d’inverno cosa fai ora?
Mi capita spesso di lavorare per il cinema o la televisione, anche perché ho fratelli che ci lavorano.
Al cinema ho girato la parte del tuffo con Paolo Sorrentino nella “Grande Bellezza”, mentre in televisione ho partecipato a Jump con Paolo Bonolis, a Uomini e Donne con la De Filippi e all’Identità con Fabrizio Frizzi.
Quando Sorrentino mi chiamò avevo deciso di smettere, ma lui mi convinse. Il 31 agosto 2012, alle 4 del mattino abbiamo girato la scena. Il primo ciak è stato sufficiente, perché se ne avessi fatto un altro la paga aumentava (sorride). Per fare gli schizzi all’arrivo in acqua ho preso una bella “crocca“ sulla schiena: i pompieri che erano lì di guardia però non potevano subito venirmi a prendere perché entravano altrimenti nella scena.
Ho appena girato anche uno spot pubblicitario con protagonisti Florenzi, Pjanic e Nainggolan!
Il cinema comunque è stato sempre presente nella mia vita. A 7 anni, quando stavo a Villaggio San Giorgio ad Acilia, ho girato parecchi film. In molti spaghetti-western quando arriva lo sceriffo nel villaggio, c’è sempre un bambino a cui vola un cappello..beh ero sempre io! Ho girato anche con Anthony Quinn e Thomas Milian al Casaletto, su via dei Pescatori, all’incrocio con Via Fosso del Dragoncello. Esisteva un enorme set cinematografico, con un villaggio western, che poi diventò una discoteca ed ora un deposito bottiglie.
Poi per non farmi mancare i tuffi, sono stato a tuffarmi sia a Londra dal Tower Bridge che a Parigi, sul Pont Neuf.
Poi corro sempre in pineta a Castelfusano per prepararmi alle maratone: ne ho fatte quindici!
Ti sei mai tuffato dal Pontile invece?
No grazie al pontile mangiavo. Mi ricordo quando ricostruirono la parte finale, al centro avevano tirato su un muraglione. Io e altri due amici ci salivamo sopra ci buttavamo, ma l’acqua non era molto alta. Questo mi è servito molto per poi fare i tuffi nel Tevere. Gli stranieri che ci vedevamo ci davano 100 lire e noi le spendevamo in cornetti.
Quando negli anni 80 ci fu l’inaugurazione della nuova apertura, mi contattarono perché volevano che mi esibissi. Ma la creazione di un trampolino
era troppo complessa e non se ne fece nulla.
Cos’è per te Ostia ?
Se tu pensi che io a 63 anni ancora sto qui a fare il bagnino, significa che c’è la passione. Tutte le mattine remo col pattino e mi faccio un giro fino al Pontile.
Ricordi in particolar modo qualche salvataggio?
Sicuramente quello dell’anno sorso, quando un ragazzo si è tuffato a testa in giù, ma il fondale troppo basso non ha attutito l’impatto contro la sabbia. Era abbastanza distante da me e sono subito corso. Il ragazzo non respirava, non aveva battito. Gli abbiamo fatto il massaggio cardiaco, per ben tre volte lo abbiamo perso, poi si è stabilizzato. Per fortuna sono stato aiutato nelle operazioni di rianimazione da una dottoressa veneta in vacanza a Ostia. Purtroppo a quanto so il ragazzo è rimasto in carrozzina.
Ho sempre fatto tanta prevenzione per evitare questi drammi, fischiando e richiamando all’ordine. Le più pericolose sono le ragazze tra i 15 e i 20 anni, sono temerarie anche col mare grosso. Ne ho raccolte tante…
Il mare non è mai una passeggiata!
Intervista rilasciatami di persona il 1 giugno 2015