Antonia Caprella
Antonia Caprella, autrice di un romanzo ambientato ad Ostia, "Accadde a Paola sul pontile di Ostia".
Ciao Antonia, vorrei che ti presentassi per i lettori del sito: di dove sei, quale percorso ti ha portato a diventare scrittrice?
Sono nata a Vallefiorita, un paesino della Calabria, e vivo a Roma da più di cinquant’anni. Fin da piccola, coltivavo il desiderio di trasferire sui quaderni ogni mia sensazione, ogni mia emozione. Scrivevo racconti di vita quotidiana che spedivo alle case editrici con nomi di fantasia, Avevo timore e quasi vergogna di pubblicare col mio vero nome. A quell’epoca, nel mio ambiente, una ragazza che cercava di esprimere la sua vena artistica, di qualsiasi genere, era definita “triatista” cioè donna di spettacolo, per loro una poco di buono, e questo mi ha condizionata al punto da farmi preferire di rimanere nell’ombra. Unica figlia femmina di una famiglia patriarcale, la mia giovinezza non è stata semplice. Quando ci siamo trasferiti a Roma, le cose non cambiarono e io continuai a spedire i miei lavori in segreto e con nomi inventati. Ormai per me era un’abitudine, e soprattutto una corazza. Poi il mio editore, dopo aver letto questo libro, mi ha incoraggiata e convinta a firmare i futuri lavori col mio vero nome.
Ci racconti la trama di questo libro?
Si parla di Paola, una donna che ha sofferto molto, prima per la separazione dei genitori, poi, e molto di più, per il suo divorzio. Ha sposato Dino, un uomo molto più grande di lei, violento e senza principi morali che l’ha abbandonata dopo quindici anni di matrimonio per andare a convivere con una ragazza in Romania, lasciando lei e i loro tre figli nella più nera disperazione. Quando, dopo quattro anni, Dino torna a Ostia con la sua amante, Paola cerca di coinvolgerlo nella vita dei suoi figli. Fabio ormai ha quindici anni e frequenta amicizie poco raccomandabili, combinando molti guai; Giulia ne ha diciassette ed è rimasta incinta da un tossico dipendente che vuole farla prostituire; la piccola Chiara ha solo dieci anni e subisce molto la mancanza del padre.
Per tutta risposta, Dino, in lite con la sua attuale compagna, sfoga tutta la sua rabbia su Paola e Fabio aggredendoli violentemente.
La storia si complica quando lui, lasciato dalla sua amante, pretende di riavere il suo posto in famiglia, avvalendosi della complicità della piccola Chiara che ricatta la madre. Paola intanto ha da poco conosciuto Alberto e con il suo aiuto, dopo molte sofferenze e violenze subite da parte di Dino, riesce a fronteggiarlo. Una storia che lascia l’amaro in bocca al pensiero che molte donne come Paola sono succube di abusi e ricatti da parte dei mariti. C’è però anche il riscatto: Paola saprà rialzarsi e costruire una convivenza serena in una famiglia allargata. E poi alla fine arriva il grande amore.
Qual è dunque il messaggio che vuoi dare e cosa ti aspetti da quest’opera?
Il messaggio che questo libro vuole dare alle donne che subiscono violenze in famiglia è di non nascondere le ferite del corpo e dell’anima, ma di reagire ai soprusi, difendendo la propria dignità.
Quello che mi aspetto da questo romanzo? Ciò che mi sta dando, e cioè la partecipazione delle mie lettrici, sentire che leggendolo si commuovono, rispecchiandosi in Paola.
Perché ambientare il libro proprio a Ostia? Ne descrivi anche particolari luoghi oppure rimane uno scenario un po’ sfocato?
L’idea di questo romanzo nasce proprio a Ostia. Un giorno, ero sul pontile e ho raccolto le confidenze di alcune persone che parlavano di un grande amore e delle vicissitudini che l’avevano preceduto. Ne sono rimasta affascinata e ho pensato di scriverci su una storia, capendo subito che né i personaggi né l’ambientazione potevano prescindere dal luogo che me li aveva evocati.
Nel romanzo, infatti, la casa di Paola si trova nei pressi del pontile e i posti che lei frequenta sono quelli che conosco e frequento anch’io, dal bar di piazza Anco Marzio, a quello di fronte al pontile, ai negozi, dove lei va a fare la spesa, alla chiesa dove va a cercare consigli dal parroco, all‘ospedale, alla caserma dei carabinieri dove lavora Alberto in veste di maresciallo. Si racconta poi dei colori degli ombrelloni che rivestono a festa gli stabilimenti balneari, dei profumi che si espandono dai ristoranti vicini, dei pescatori con le loro bici e le canne da pesca e del cantastorie che troviamo ogni giorno sul pontile. È la vera vita di Ostia con tutte le sue bellezze, l’allegria e il calore che sa infondere, ma anche con tutte le problematiche che l’accomunano a quelle di altre realtà: il rapporto con la droga, il problema dell’adolescenza in una famiglia di separati, la violenza, una gravidanza in tenera età e persino il rapimento di una bambina.
Tu non vivi a Ostia, ma il tuo rapporto con la nostra cittadina è stretto?
Vivo Ostia con amore. Mi piace la vivacità delle persone, la spontaneità con cui si riesce a comunicare. Qui sembra sempre domenica!
Leggendo il libro si scopre quanto grande sia il mio amore per questo posto, un amore autentico al punto che sto pensando di trasferirmi qua definitivamente.
Voglio raccontarti un episodio carino che mi è capitato l’anno scorso. Arriva un messaggio su Facebook da un membro del mio gruppo in cui mi dice che la sera del 7 luglio 2012, quando è stata fatta la presentazione del romanzo, lui c’era. “Sono di Ostia”, mi ha scritto ”sono quarant’anni che vivo in America. Mi chiamo Alberto e mia moglie si chiama Paola. Ci siamo conosciuti sul pontile e da quel momento non ci siamo più lasciati. Ho letto il tuo libro e mi è venuta l’idea di comprarne altre otto copie, una per ogni nipote. Loro non sono mai stati in Italia, ma leggendo il tuo romanzo dove descrivi cosi bene la mia città, gli è venuto il desiderio di conoscere Ostia e la sua vita!”
Sono seguiti molti complimenti, e, devo essere sincera, mi è venuto da piangere: il pensiero di aver trasmesso quelle emozioni mi ha commossa.
Pensi possa diventare la sceneggiatura di un film?
Molte lettrici mi hanno confidato che vorrebbero vedere questa storia trasposta in un film. Piacerebbe molto anche a me, è il mio grande sogno e sono convinta che valga la pena investire sugli argomenti che tratta. Ma sono realistica, e non mi aspetto nulla. Certo è che se qualcuno me lo proponesse, io son già lì, pronta a firmare il contratto!
E noi ti auguriamo che succeda. Ma intanto, progetti futuri?
Dopo questo romanzo, ho scritto "110 e lode, una storia d’amicizia” che è stato pubblicato a Luglio 2013; a Maggio, invece, uscirà “Vento di tramontana”, una storia molto toccante su una donna in tarda età che si confida con il vento. Il vento, come il mare, è uno di quegli elementi che mi affascinano, e che, ascoltandoli, mi permettono di isolarmi e nello stesso tempo di mettermi in comunicazione con il mondo.
Intervista rilasciatami via email il 30 gennaio 2014
di Aldo Marinelli del 04 ottobre 2016