Obiettivo Ostia: il territorio visto con altri Occhi, Giulia Pisani
Un racconto di storie, che si intrecciano in una Ostia vista dalla macchina fotografica
Ostia è l'affaccio di Roma sul mare da quando l'Urbe è stata fondata: un territorio di sole, spiagge, pesca, ma soprattutto di storie. Storie, queste, che grazie all'opportunità offerta dal giornale "La mia Ostia" io e altre ragazze del Liceo Anco Marzio abbiamo avuto l'opportunità di ascoltare, rivivere e provare sulla propria pelle in un percorso durato un mese e mezzo, scoprendo porzioni ed usanze del nostro territorio dimenticate o addirittura ignote.
La prima è una storia di fatica: Michele Migliore, erede dei pionieri del Borghetto dei Pescatori, racconta, con gli occhi che brillano, della sua relazione con il mare, un amore ancestrale che tutte le mattine gli incastra la salsedine tra i capelli e i pesci tra le nasse, portandogli guadagno e serenità. La sua storia ben si amalgama e si armonizza con quelle degli altri pescatori del borgo, un'oasi di pace e tranquillità estratta dalla modernità e dalla frenesia del cuore di Ostia, un luogo dove si respira l'aria rilassata e serena del contesto paesano proprio dei borghi d'Italia decontestualizzati dall'atmosfera urbana; un paradiso marittimo, insomma, in cui vigono gentilezza e accoglienza, le stesse che i suoi abitanti ci riservano nella nostra permanenza al suo interno.
La seconda, invece, è una storia di venti, correnti e onde: quella della sezione ostiense della Lega Navale Italiana, il cui presidente, Luigi Cassetti, elenca col petto gonfio d'orgoglio tutte le iniziative che in quel luogo vengono messe in atto per insegnare ai giovani ostiensi ad amare il loro mare e a condurre un sano stile di vita, incentivandoli a praticare attività sportive acquatiche. Alla Lega Navale si respira una bella atmosfera, densa di quella voglia di libertà che è propria dei ragazzi e che si esplicita del tutto nello smarrimento di sé nell'azzurra distesa marina, infinita e indomabile, che con la sua aria di iodio rende l'uomo estremamente piccolo e al contempo estremamente grande.
Il Tirreno e la sua costa ostiense, però, non sono solo territorio di passione e di fatica, ma anche di puro divertimento e relax: ne è un esempio lo stabilimento Plinius, uno dei più antichi del lido di Ostia, riconoscibile per la sua distintiva forma di imbarcazione, che sorge a pochi passi dalla Lega Navale Italiana. Questo è decisamente il posto perfetto dove respirare l'aria marina senza impegno ed immergersi nel blu delle onde anche senza bisogno di nuotare, grazie alla passerella che, dal corpo centrale dello stabilimento, si prolunga sulle onde, dando letteralmente la possibilità a chi la percorre di "camminare sull'acqua".
La terza è una storia che si potrebbe definire "quotidianamente straordinaria". Il suo teatro è infatti il centro di Ostia, con il pontile e la piazza Anco Marzio, luoghi quotidianamente vissuti da noi giovani ma che ci siamo trovate a riscoprire e reinventare attraverso gli obiettivi, gli occhi incollati al mirino;
ma come menzionare questi posti senza ricordare la storica tradizione dei krapfen, di cui latore e simpatico custode è Alessandro Paglia, che ci lascia assaporare, in un connubio perfetto tra intermittenze del cuore e nuove esperienze, le sue prelibatezze mentre ci parla della sua routine. Al contempo, però, in quella giornata siamo state testimoni di un evento singolare, che ha completamente stravolto la visione che avevamo delle strade del nostro quartiere: la processione di San Nicola ci ha infatti repentinamente proiettato in un universo dove il tempo ha smesso di scorrere, dove figuranti provenienti da Bari sfilavano orgogliosi e immersi nel loro ruolo per le arterie principali di Ostia e dove ci si lascia trascinare dalla corroborante energia dei loro tamburi.
La quarta è una storia diversa dalle altre, controversa e discussa, ma indubbiamente dignitosa e coraggiosa. È la storia di Franca e delle altre donne e famiglie dell'Idroscalo, un racconto scritto di sbiego ai margini di un libro che si è cercato di nascondere o di dimenticare; una storia di sfratti, di lotte e di paura, mischiati a tanta, tanta rabbia che non riesce a raffreddare gli animi di chi vive nella precarietà di una casa abusiva. È difficile descrivere cosa si provi camminando nel dedalo di strade battute dal sole di questa zona, che sembra vivere e respirare insieme alla sua comunità, sembra partecipare di quel clima solidale in cui tutti aiutano tutti e guardarsi negli occhi e riconoscervi un compagno della propria sofferenza è quasi un riflesso automatico. È difficile trovare le parole per narrare in qualche modo i trascorsi di questa gente che deve lottare per emanciparsi dagli stereotipi che la circondano, che è costretta a combattere per rimanere dove vive e che non può conoscere realtà diversa da quella in cui si trova. Non resta quindi che far parlare Franca che, commossa, ci dice, con le lacrime agli occhi, la voce che trema, ma la testa sempre alta: "Io sono l'Idroscalo".
L'ultima è una storia di pace e di ritiro, quella della Pineta di Castel Fusano, regno della natura, oasi protetta dove la macchia mediterranea avvolge e culla come una mamma chi vi si immerge, riportando l'individuo allo stato primordiale in cui tutto è uno e uno è tutto. Ma ci sono dei regni nascosti all'interno di questo paradiso, luoghi dimenticati dalla Sovrintendenza che continuano ad essere frequentati dai locali, come la villa di Plinio, memoria del passato ormai diventata un unicum con la natura circostante.
Immergersi nella quotidianità per guardarla da un punto di vista diverso richiede pazienza e concentrazione, un processo di catarsi che purifichi dai preconcetti e porti ad una visione completamente nuova, emotiva ed empatica. Tale sguardo differente è possibile solo attraverso un filtro, ma un filtro puro, intatto dalle costruzioni del mondo esterno: questo è la fotografia, questa è la mia Ostia.
Giulia Pisani
di Aldo Marinelli del 19 agosto 2018