Chiude la bottega storica di biciclette di Mario Revisi
La vita è un ciclo ed è diversa per ogni persona, prende strade volute o non volute.
Quando nel giugno 2015 feci questa intervista (Link) il ciclo non era ancora chiuso. Dal 1 gennaio 2019 la storica bottega del ciclista Revisi reca un cartello di “Chiuso per cessata attività” dopo ottant’anni di vita.
Cerchiamo di capire le ragioni di questa storica decisione grazie ad una chiacchierata con il figlio di Mario Revisi, Romolo, che da settembre si è trasferito a Comazzo in provincia di Lodi.
“Mio padre ha assecondato le mie esigenze di trasferirmi al Nord, sia per questioni sentimentali, perché ormai dopo diciott’anni di fidanzamento era ora di prendere una decisione, sia perché sapeva che qui avrei avuto più possibilità di realizzare i miei progetti in ambito ciclo-naturalistici."
Spiegaci meglio come è maturata questa decisione?
Mi sono trasferito qui perché papà comincia ad avere una certa età e sono cinquant’anni che lavora in bottega, quindi se lo merita di andare in pensione. Il negozio non poteva gestirlo da solo: la situazione delle piccole aziende è disastrosa perché ci troviamo nell’impossibilità di far lavorare qualcun altro in modo continuativo. I guadagni non sono più quelli di una volta e le tassazioni sono troppo pesanti. Da solo il negozio non può essere gestito, in due si, ma io mi sono trasferito , quindi vien da sè che non poteva essere una cosa più fattibile.
Perché non avete pensato di cedere l’attività?
Non vendere l’attività è stata una scelta mia e di papà. Abbiamo sempre voluto che il negozio andasse in un senso e con una certa mentalità, col nostro sistema. Quindi più che cessare l’attività e far nascere un ciclista con un sistema diverso abbiamo preferito lasciarlo morire così.
Esiste anche un po’ di amarezza vero?
Dopo tanti anni ti rendi conto che alcuni clienti, ma per fortuna non tutti perché con alcuni siamo diventati veri amici, non hanno nessun rispetto dell’artigiano. Quando vai a comprare al supermercato prendi il prodotto dallo scaffale, lo metti nel carrello e in silenzio paghi alla cassa. Se poi il prodotto non va sono cavoli tuoi. Quando invece vieni da me e io sto al tuo servizio al freddo per tutto l’inverno oppure al caldo dell’estate, vuoi tutto subito e vuoi anche lo sconto. Per noi che siamo sempre stati corretti nei prezzi e nei lavori, anche aiutando spesso persone che non potevano permettersi neanche una riparazione, come è sempre stato nella nostra famiglia, questo è molto offensivo, offensivo per un artigiano che lavora. Tutti coloro che ora cascano dal pero sapendo che la bottega ha chiuso non hanno rispetto di queste piccole realtà artigiane che vivono nella correttezza reciproca col cliente. Non è solo colpa quindi delle istituzioni.
Come ti trovi lì?
Io qui sto bene, le cose vanno benissimo e si fanno molto più velocemente. C’è gente che mi ascolta e mi sostiene. Con la Proloco sto facendo un progetto sulla ciclabilità anche per disabili. Abbiamo ordinato alcune biciclette cargo che permetteranno di portare chi ha problemi motori in un sentiero ad anello di 35 km che prevede delle soste che permettono di vivere piccole esperienze quali l’avvistamento di uccelli, l’osservazione della realizzazione del formaggio nelle cascine, la lavorazione del legno col tornio da artigiani. Questo progetto si estenderà poi in altri paesi vicini felicissimi di lavorare con noi.
E i tuoi progetti futuri?
Dovremmo aprire a breve una piccola officina ciclistica all’interno della comunità di recupero per tossicodipendenti del paese per aiutare ad impegnare questi ragazzi.
E' inevitabile provare un senso di malinconia mista a tristezza quando un'attività, presente sul nostro territorio da così tanti anni, chiude. Ma così è la vita. Un nuovo ciclo si apre per Romolo e chi lo ha conosciuto e apprezzato nel suo lavoro non può far altro che augurargli il meglio.
di Aldo Marinelli del 08 gennaio 2019