Le cantine rifugio antiaereo e le loro scritte propagandistiche
Un tuffo nella storia attraverso le scritte ritrovate nelle cantine dei palazzi di Palmerini, a Ostia
Vivere la storia, scoprirne i suoi lati ancora nascosti, qualunque siano i colori politici, è sempre una sorpresa, soprattutto se tali novità sono nel tuo territorio.
In due cantine del complesso I.C.P di via Duca di Genova, progettato nel 1926 da Palmerini, sono ancora visibili delle testimonianze che provengono direttamente dagli anni della guerra: si tratta di molte scritte murali, il canale preferenziale utilizzato durante gli anni del fascismo per la diffusione della propaganda di regime (RICCI 1983, 1984).
Trasformate in rifugi antiaerei, queste cantine contengono al loro interno una serie di scritte vergate a mano. Se in spazi aperti i caratteri si verniciavano solitamente su una base di intonaco, in queste cantine il riquadro preparatorio non è presente. Non c’è uno sfondo, il muro non è stato trattato e le scritte sono state realizzate senza mascherine preformate, a pennello libero, probabilmente da un professionista che ha lavorato velocemente ma con pretesa di precisione e ricercatezza, usando ricorsi in cui inquadrare le lettere rese con una scelta grafica semplice. Il tratto in alcuni punti è leggermente grossolano e denota un contesto di emergenza.
Le scritte presenti in questo ambiente ostiense possono essere suddivise in due tipologie: scritte a carattere pratico e a carattere propagandistico. Analizziamole una per una, per riuscire anche a datare approssimativamente tali frasi.
Appartengono alla categoria "a carattere pratico" quelle che forniscono indicazioni utili:
NON FUMATE, STATE LONTANI DALLE PORTE, USCITA DI SICUREZZA con relative frecce con aggiustamenti ottici quando realizzate su angoli giustapposti, particolarmente comprensibili in corridoi angusti in cui in caso di pericolo dobbiamo immaginarci stipati interi nuclei familiari.
Fanno parte della seconda categoria, a "carattere propagandistico", dei veri e propri slogan, una cosiddetta scrittura “esposta d'apparato”, utilizzata in spazi aperti o anche in spazi chiusi con finalità celebrativo-monumentale, per veicolare messaggi propagandistici particolarmente efficaci dal punto di vista ideologico (CARDONA 1983).
Si tratta di frasi estrapolate dai celebri discorsi di Mussolini, scelte per l’incisività del messaggio anche al di fuori del relativo contesto.
Sono scritte ufficiali come W IL DUCE (1), oppure W IL DUCE W IL RE (1), alle quali alle volte si unisce il disegno o l’incisione di un fascio littorio, presenti in moltissimi altri esemplari sui muri dell’intera penisola, da nord a sud, da Cuneo a Palermo.
Alcune di queste frasi presentano moltissimi altri riscontri su muri esterni in tutta Italia, come per esempio nel caso di NOI TIREREMO DIRITTO (1) (2), frase tratta da un discorso tenuto da Mussolini a Palazzo Venezia l’8 settembre 1935,e poi riutilizzata nella omonima canzone di E. A. Mario del 1936.
SPEZZEREMO LE RENI ALLA GRECIA (3) è nuovamente la parola del duce che annuncia dal balcone di Palazzo Venezia la guerra contro il popolo greco. La campagna italiana di Grecia si svolse tra il 28 ottobre 1940 e il 23 aprile 1941, e introduce il primo elemento storico utile per datare le iscrizioni delle cantine.
Già cinque anni prima in occasione della Guerra d’Etiopia Mussolini aveva pronunciato lo slogan “spezzeremo le reni al Negus”. Un dettaglio linguistico interessante è dato dall’uso del plurale femminile “le reni”, ad indicare non solo la posizione degli organi ma per estensione l’intero fianco del corpo, utilizzato dal duce per aggiungere alla dichiarazione di guerra un tono autoritario, aulico e glorioso. Dopo il disastroso esito della campagna successiva al proclama mussoliniano, è invalso l’uso fra gli italiani di utilizzare la frase con una connotazione di ironia per un’impresa affrontata senza i mezzi necessari.
MUSSOLINI HA OGGI PIU’ DI SEMPRE RAGIONE (1)(4) è una frase celebrativa e solenne in una versione ancor più accrescitiva rispetto a MUSSOLINI HA SEMPRE RAGIONE nota sui muri di Parghelia (VV) e San Salvatore Monferrato (AL).
Oltre a queste scritte replicate su tanti altri muri nel panorama italiano, le cantine di Ostia presentano delle ulteriori iscrizioni sulle quali vale la pena soffermarsi poiché sembrano non avere altri raffronti.
NON PREOCCUPATEVI C’E’ CHI PER VOI FA OTTIMA GUARDIA più che uno slogan, un’esortazione generica a sopportare le difficoltà della guerra e a fidarsi del regime e dei suo apparato di sorveglianza
Le ultime due scritte murali sono degli esempi di propaganda anti-britannica: l’oggetto polemico in una chiave più drammatica è la “perfida Albione”, che già prima dell’inizio della guerra ostacolava gli obiettivi di egemonia del regime sul Mar Mediterraneo.
CHURCHILL NON TI ILLUDERE QUI DENTRO CI SONO LE MOGLI E I FIGLI DEGLI EROI DI BARDIA Questa iscrizione fornisce un altro caposaldo storico. Fa riferimento a Bardia, una fortezza militare italiana in Libia teatro dal 2 al 5 gennaio 1941 dell’omonima battaglia, in cui le Forze Alleate -con la partecipazione della prima formazione australiana- assaltarono la cittadella, catturarono 36000 prigionieri della guarnigione italiana e lasciarono sul campo 1700 soldati morti e 3700 feriti. A seguito di questa battaglia l’esercito tedesco intervenne in nord-Africa in supporto degli italiani. Bardia venne ripresa dalle forze dell’asse prima e dagli inglesi poi nell’autunno dello stesso anno, dagli italo-tedeschi nell’estate dell’anno successivo e in maniera definitiva dagli inglesi nell'autunno del 1942 dopo El-Alamein. L’iscrizione menziona gli eroi di Bardia, episodio di cui oggi non abbiamo più memoria ma che allora era notissimo e sembra alludere nella fattispecie alla fase riferibile all’inizio del 1941 in cui gli italiani resistettero fieramente per tre giorni per poi cadere prigionieri se non uccisi. Il tono è quasi baldanzosamente minaccioso, in un momento in cui le forze dell’asse sembrano avere la meglio nello scacchiere europeo.
MEGLIO UNA BOMBA OGGI CHE UN INGLESE DOMANI Questo slogan ancor più del precedente pare una declinazione locale che non trova confronti. Il nemico è identificato nel Regno Unito, e la popolazione locale rifugiata nelle cantine viene esortata a sopportare la caduta di eventuali bombe per scongiurare un’invasione da parte dell’esercito inglese. La frase è l’unica che presenta la scialbatura di due parole: su BOMBA e INGLESE in un momento imprecisato è stata data una mano di bianco per renderle illegibili. In realtà, con l’uso della luce radente le lettere riemergono e permettono di completare la scritta. Perché le scritte duce e Mussolini non sono state toccate e si è invece sentita l’esigenza di cancellare quelle che sono state percepite come non sostenibili, forse dopo il cambio di fronte o la fine della guerra? E perché se presumibilmente le scritte murali sono riferibili all’anno 1941 si menzionano bombe che cadranno su Ostia solo due anni dopo? La ricerca prosegue...
Articolo e fotografie di Laura Nicotra e Aldo Marinelli
BIBLIOGRAFIA
CARDONA G.R. 1983, Culture dell'oralità e culture della scrittura, in Aa.Vv., «Letteratura italiana. II. Produzione e consumo», Einaudi, Torino, pp. 25-101.
DE GIOVANNI G-RICCI A. 1984, Scrittura e propaganda politica: le scritte murali fasciste, «Scaffale Aperto» 17, gennaio-febbraio, p. 17
RICCI A. 1983, Propaganda fascista e contadini nel viterbese, «Scaffale Aperto» 15, marzo-aprile, pp. 7-8
RICCI A. 1984, Le scritte murali del periodo fascista, «Biblioteca e Società» 1-4, anno VI, dicembre, pp. 85-89 (con documentazione fotografica)
PETRUCCI A. 1984, L'altra storia: le scritture murali, in AA.VV., «Lavoro e cultura nella storia dei movimenti di lotta romani dal Dopoguerra a oggi», Roma, Università degli Studi - a.a. 1982-83, pp. 17-37
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di Aldo Marinelli del 30 aprile 2021