giovedì 21 novembre 2024
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Lo stabilimento Roma nei ricordi di chi lo ha vissuto e nei resti ancora visibili

Nelle giornate limpide è ancora possibile vedere le fondamenta dello Stabilimento Roma: ripercorriamo i ricordi di chi lo ha vissuto.


Lo stabilimento Roma nei ricordi di chi lo ha vissuto e nei resti ancora visibili


Lo stabilimento Roma nei ricordi di chi lo ha vissuto e nei resti ancora visibili


Lo stabilimento Roma nei ricordi di chi lo ha vissuto e nei resti ancora visibili

A pochi metri dalla riva e molto vicino all'attuale pontile, nelle giornate di mare calmo e limpido, è ancora possibile vedere dall'alto ciò che rimane dello stabilimento Roma. Quello che osserviamo sono alcuni dei 270 pali (alti tra i 9 e i 12 m), infilati nella sabbia e (una volta) legati tra loro da travi trasversali per resistere alle eventuali mareggiate, su cui poggiava la rotonda dello stabilimento. Era collegata con un pontile lungo 64 metri e largo 6 metri.

Il video


Conosciuto anche come Panettone per la sua forma a cupola, lo stabilimento fu costruito nei primi anni 1920. Dopo l'armistizio di Cassibile del 1943, fu distrutto dalle forze dell'Asse in ritirata da Roma.
All'altezza dell'attuale Lido era poi presente un ingresso monumentale, ispirato al frigidarium delle terme di Caracalla, alto 13 m e lungo circa 60. Erano poi presenti 400 camerini in legno e altri 100 di lusso su un totale di 1000 m² di spiaggia.

Lo stabilimento Roma nei ricordi di chi lo ha vissuto e nei resti ancora visibili
Immagine tratta dalla guida del Touring Club del 1932

Lo stabilimento fu commissionato dalla Società Elettro Ferroviaria Italiana (SEFI), che stava costruendo la ferrovia Roma-Lido. Il progetto fu affidato all'architetto romano Giovanni Battista Milani.
I lavori iniziarono nel 1922 e l'inaugurazione si ebbe il 10 agosto 1924, in concomitanza con la prima tratta della ferrovia (tra le stazioni di Roma Porta San Paolo e Ostia). In quel momento rappresentava il più grande stabilimento balneare d'Italia.

"In questa foto si vede mia zia Fedra allo stabilimento Roma, dove tutta la famiglia entrava gratuitamente grazie alla tessera di cui mio nonno aveva diritto, in quanto capostazione della Società SEFI stessa proprietaria del Panettone" (Laura Persichetti)

Lo stabilimento Roma nei ricordi di chi lo ha vissuto e nei resti ancora visibili


Lo stabilimento Roma nei ricordi di chi lo ha vissuto e nei resti ancora visibili

"Mio padre poi fece tanti lavori, e non avendo la tessera del fascio era un "abusivo": lavorò presso la Breda nella Meccanica Romana, alla costruzione dello stabilimento Roma anche se per pochissimo tempo, il manovale nelle imprese Pedrini e Di Salvo." (Carlo Alberto Murredda)
"Ho dei ricordi anche dello Stabilimento Roma: in quel periodo abitavamo a via dei Fabbri Navali e mia madre mi ci mandava a vedere. Vedevo arrivare macchine bellissime, persone vestite da sera. Ho dei ricordi bellissimi di quei momenti, quasi fossimo in un film di Fellini. Quando il duce doveva venire al Roma, mio padre veniva sorvegliato da qualcuno in quanto sapevano che era un sovversivo avevano paura che potesse fare qualche gesto pericoloso. Conoscevo un uomo che viveva nel palazzo dove mamma era portiera, che lavorava come cameriere al Roma: era sempre tutto impeccabile perché li tutti dovevano essere perfetti." (Dina Monesi)

Dopo l'armistizio, a causa della grande preoccupazione da parte delle forze dell'Asse per uno sbarco degli Alleati sul litorale romano, si decise di procedere alla distruzione di diverse strutture strategiche a Ostia. Nella notte tra il 12 e il 13 dicembre 1943 furono fatte esplodere lo stabilimento, la stazione ferroviaria, la torre della caserma IV novembre, il ponte sul canale dei Pescatori.
Dello stabilimento rimasero in piedi la passerella e alcune colonne, decorate con la dea Vittoria alata; le macerie furono rimosse negli anni '50, lasciando appunto solo i pali su cui poggiava la rotonda.

"Mi ricordo anche lo scheletro della cupola dello Stabilimento Roma, bombardata sempre dai tedeschi. Qui prendevamo i granchi e le cozze." (Antonio Prochilo)

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