Obiettivo Ostia: il territorio visto con altri Occhi, Tosca Ferrara si emoziona
Un altro bellissimo racconto da parte di chi non sempre riesce a esprimere le proprie emozioni così a fondo
Fotografia: scrivere con la luce, immortalare momenti e situazioni perché possano rimanere immutati nel tempo.
Ostia è una città ricca di luci ed ombre, con le quali in questi mesi, grazie al progetto di alternanza scuola lavoro “Obiettivo Ostia”, abbiamo imparato a scrivere quei racconti che sono sempre stati sotto gli occhi di tutti ma che spesso scorrono via alla stregua di immagini già viste e riviste cui non si ritiene opportuno prestare attenzione.
Il mare scintillante rappresenta per ciascuno un qualcosa di diverso, accompagnato da emozioni, storie e tradizioni che abbiamo potuto conoscere proprio grazie ai cittadini dei quali abbiamo raccolto le testimonianze.
Nel Borghetto dei Pescatori, uno dei piu antichi della città, incontriamo Michele Migliore, pescatore appassionato e appassionato conoscitore del luogo dove vive da sempre. Gli occhi bassi sulle reti, la pelle scura per il sole che fa da contraltare ai bianchi capelli, esegue a suo modo un commovente ritratto del mare e delle onde per lui amiche e sorelle. Un universo che resta lontano dai clamori della modernità, un luogo dove l'istantanea ritrae anche quel silenzio che non ci appartiene più, che spesso ci incute timore.
Questo amore per il mare, fonte di sostentamento per alcuni, diviene sana pratica sportiva grazie alle attività promosse dalla Lega Navale, scuola di vela, come ha potuto constatare il presidente Luigi Cassetti ogni giorno è possibile farsi avvolgere dall’allegria dei bambini e dei ragazzi che praticano sport come vela e canottaggio nel nostro mare.
Il lido di Roma è dunque ricco di tradizioni che spaziano da quelle religiose a quelle culinarie: ne è esempio la processione in onore di San Nicola del 26 maggio, cui partecipano persone da tutta Italia che offrono il loro contributo vestendo abiti tradizionali del IV secolo e cimentandosi in emozionanti performances e che ha il suo culmine in una cerimonia nella Chiesa di Regina Pacis
durante la quale vengono benedette le reliquie del santo, e la sagra della tellina di fine agosto, il sapore della festa paesana, la mescolanza tra il sacro e il profano quasi non possano fare a meno l'uno dell'altro.
Una tradizione ben più recente è quella della pasticceria Paglia, prima ad aver portato i krapfen nella città.
Ricca di stimoli anche dal punto di vista del paesaggio e della natura, Ostia fu per gli antichi Romani il luogo in cui scelsero di passare il tempo nei periodi caldi e ed è per questo che edificarono dimore come la Villa di Plinio presente nella Pineta di Castel Fusano, i cui resti fanno intuire la presenza di ampi cortili e sale dedicate alle terme decorate con mosaici ricchissimi ancora intatti.
Da una pineta all’altra tuttavia cambiano molte cose: se a Castel Fusano vi sono alcuni resti di una civiltà antica immersi totalmente nella macchia mediterranea, a Procoio il legame tra natura e urbanizzazione diviene più stretto, è qui che i due elementi si amalgamano e riescono a vivere in sintonia. La pineta è un luogo magico dove i rami degli alberi, agli occhi di un bambino, possono diventare le capanne degli Indiani: è questo infatti il ricordo d’infanzia più vivido dello scrittore Giorgio Rascelli, cresciuto insieme alla città, ha vissuto a metà fra le piccole case delle Acque Rosse e la tenuta di Procoio.
Marciano di pari passo il vecchio e il nuovo, antiche tradizioni, ricordi, storia e attualità. Su tutto questo regna un forte sentimento di appartenenza, attaccamento alle origini proprio soprattutto degli abitanti dell’idroscalo, quartiere costruito alla foce del Tevere, e asceso agli onori della cronaca a causa di azioni esecrabili, spesso perpetrate da "forestieri", ma ignoto e ignorato. Ascoltando le parole della portavoce dei cittadini dell’idroscalo, Franca Vannini, ci rendiamo conto, mentre un brivido corre lungo la schiena, di quello che si prova a vedersi privati della propria casa, minacciati di essere portati via con la forza. Lo sgombero del 2010 che ha visto gente essere prelevata in una sorta di anacronistica deportazione è tutto lì, negli occhi di Franca, fra una smorfia di dolore e la paura che possa accadere di nuovo, mentre con un sorriso immalinconito ma sincero ci versa ancora un po' di aranciata dopo averci aperto le porte della sua casa.
Questo carosello di immagini, fatto di farfalle e spruzzi d'acqua di mare, di immagini votive, di anziani seduti al sole di una primavera inoltrata, di pesci appena pescati, di ville romane è il ritratto di un luogo magico, visto attraverso l'obiettivo di una fotocamera collegata direttamente al cuore.
di Aldo Marinelli del 13 agosto 2018