Ostia è un piatto di.... il bellissimo racconto di Wei Ying Xin per Obiettivo Ostia
Un emozionante ed ironico racconto nato dal progetto di alternanza scuola lavoro di La mia Ostia
Durante la vita, ognuno di noi ha fatto più o meno diversi viaggi: ad alcuni piace ricordarli in ordine cronologico ad altri a seconda del divertimento... a me, invece, piace ricordarli associandoli ai diversi cibi: Pechino è un ghiacciolo, freddo e “quadrato”; Roma è un pezzo di pizza, ci sono di tutti i gusti che si mescolano bene; Ostia, dove vado a scuola da più di tre anni, pensavo fosse un pezzo di pesce affumicato, salato e con poco gusto. Questa era la mia idea finché un giorno ho deciso di aderire ad un percorso di alternanza scuola lavoro che si chiama “Obiettivo Ostia”.
Il mio scopo originale era quello di accompagnare una mia amica scegliendo un corso abbastanza interessante da fare, così ho scoperto che Ostia non era solo quello che vedevo.
Ostia è “salato”, per la presenza del suo mare, delle sue brezze ma non solo; in quel salato c’è anche il sudore del pescatore Michele Migliore e di tutti i pescatori, che cominciano a pescare prima dell’alba per fornire i migliori pesci ai ristoranti;
c’è la fatica del Presidente del Lega Navale e di tutti i suoi collaboratori che cercano di darci la miglior esperienza.
Ostia è dolce, dolce come i Krapfen del signor Paglia, la gelateria del Borghetto dei pescatori, le granite della Grattacchecca vicino al Plinius, e soprattutto come i sorrisi di coloro che li hanno assaggiati.
È dolce anche la natura di Ostia, nella Pineta del Dazio a Castelfusano. Qui i tronchi dei pini alti sono coperti dalla macchia mediterranea e da altra vegetazione che diventa una barriera naturale per molti insetti e animali, creando un spazio selvatico lontano dalle tracce umane.
Nella tenuta di Procoio invece, sui rami delle querce, sono ancora visibili le tracce lasciate dai bambini.
Ostia è amara, come il dolore e la rabbia di Franca Vannini, che con le lacrime agli occhi e le ferite nel cuore lotta per proteggere la sua casa, la sua famiglia e tutte le famiglie dell’Idroscalo, che sono ostili all’Ostia stessa.
È amara anche la storia del piccolo Simeone: nel cuore della tenuta di Procoio vi è una vela verde dedicato a lui, un bocciolo appassito prima di fiorire
Ostia è aspra, ha vissuto tantissime vicende ma purtroppo dimenticate quasi da tutti. Lo scrittore Giorgio Rascelli ci racconta che una volta la via di Punta Bianca era la Via prima, un nome che si vergognava di dire ai suoi compagni di classe; il luogo dove adesso c’è una farmacia originariamente era un muretto dove si riuniva con i suoi amici, e là dove adesso vi è un flusso di macchine, un tempo scorreva un fiume colorato dal rosso del ferro.
Dopo questa esperienza ho capito che Ostia è poco per chi non lo sa e troppo per chi lo sa.
Il corso è stato molto bello e alla fine di questo testo vorrei ringraziare tutte le persone che abbiamo intervistato e in particolare modo Aldo Marinelli, che ha progettato questo percorso. Grazie!
Wei Ying Xin
P.S. Ostia è un piatto di riso con ananas.
di Aldo Marinelli del 15 agosto 2018