In dialogo: il centro d’ascolto contro la dipendenza dalle droghe
In dialogo è situato presso la Parrocchia di Santa Monica a Ostia, aperto il lunedì ed il sabato dalle 17 alle 19.
L'ingresso a fianco della chiesa Santa Monica
Il centro è nato per sostenere i tossicodipendenti e le loro famiglie, per ascoltarli ed eventualmente prepararli per una comunità. E’ stato pensato e voluto da Antonio Sogliuzzo ed è aperto dal 9 ottobre 2009.
Antonio Sogliuzzo
Schiavo della droga per 30 anni, Antonio ci racconta la sua storia di vita:
Come hai iniziato il tuo rapporto con la droga?
"Quando ho iniziato a drogarmi era il 1976: avevo 15 anni. Non si sapeva cosa fossero l’eroina e la cocaina, erano delle novità, a cui ho ceduto per provare. Quando entravo in carcere smettevo, ma quando ne uscivo ricominciavo subito, fino a che l’ultima volta sono rimasto dentro tre anni per rapina. Non ne potevo più ed ho deciso di fare qualcosa. Fu Don Franco a consigliarmi di tentare la strada della comunità di Trivigliano e li ho riscoperto la vita. La comunità è una palestra che allena la mente a tenerti lontano dalle cose che ti piacciono, rimandando la gratificazione che esse ti portano.
Il programma era di tre anni, ma dopo il secondo il responsabile mi ha permesso di tornare a Ostia perché ero pronto. Era il 2008 e da quel momento non ho toccato più nulla".
Quali sono stati i motivi che ti hanno portano ad avvicinarti alle droghe?
“Mio papà purtroppo si avvicinò all'alcol in modo pesante, tanto che morì di cirrosi epatica. Quando beveva diventava un altro: in casa ci menava, mentre fuori faceva il bello con tutti. Eravamo 4 fratelli maschi. Un giorno lanciò un coltello a mamma, ma prese di striscio mio fratello più piccolo. Decisi in quel preciso istante di andar via di casa. Mio padre mi corse dietro, ma non mi acchiappò. A 15 anni andai a dormire nella Stazione Termini. In tutto quel periodo ho vissuto per strada, conobbi degli sbandati, iniziai a rubare. Ma fu solo l’estate successiva che ho conosciuto la droga a Ostia. Mi piaceva una ragazza bellissima che usava eroina per endovenosa: per andare con lei tesi il braccio e mi drogai per la prima volta: io che non avevo mai fumato neanche una sigaretta. Pensavo di mettermi così alla sua altezza, pensavo fosse più forte di me. La storia durò due anni e con tutti i soldi dei furti compravo eroina per tutti e due. Lei ora non c’è più, è morta di AIDS: non si sapeva cosa fosse in quel periodo, allo Spallanzani si moriva di broncopolmonite così come niente.”
Perché hai deciso di aprire questo centro?
"Per me aiutare gli altri ora, significa vivere. Una volta mi sballavo di droga, adesso sto bene solo facendo del bene. Non posso lavorare: la cocaina ha mangiato la guaina dei nervi dei miei piedi, quindi non riesco a stare in piedi e a camminare molto. La mia vita ora è dedicata agli altri. Quando mi alzo la mattina penso che non ho più problemi di droga, dalla finestra mi godo l’alba o il tramonto, cose che mi sono perso in tutta la mia vita precedente. Ho bruciato la mia giovinezza: ho tentato più volte anche di suicidarmi ma mi hanno salvato tutte le volte. Era destino.
Ora tutti mi conoscono e mi apprezzano.
Prima non sapevo cosa fossero i sapori: mangiavo solo per tenermi in piedi: ora assaporo i gusti.
Non sapevo che la mia pelle avesse un odore: quante cose mi sono perso".
Tantissimi i ragazzi che hanno gravitato nel centro in questi 8 anni: alcuni sono passati nelle comunità, altri si sono persi ed altri ancora ne sono usciti grazie al centro ma anche da soli. Antonio mostra fiero le foto di alcuni che ce l’hanno fatta: c’è chi è andato alle Maldive ed ha aperto un locale, c’è chi ora porta i pullman del Cotral.
Il centro organizza inizialmente un colloquio con i genitori e poi coi ragazzi che hanno bisogno di aiuto: è importante separare la famiglia per avere una visione chiara e senza maschere della situazione.
Ancora adesso a Ostia è facile rimediare eroina: purtroppo sta diffondendosi sempre di più nelle scuole. Purtroppo si inizia presto nel nostro territorio: ospiti del centro anche ragazzi di 12 anni.
Come si cade nel vortice della droga?
"Cadere nella droga è facilissimo, “perché la droga è buona”. Sono i ragazzi più buoni che ci cascano, si sentono deboli e non hanno il coraggio di affrontare la vita. Si nascondono dietro la droga, non sapendo che il problema il giorno dopo ce l’hanno lo stesso. La situazione si affronta: se non ce la fai da solo chiedi aiuto. Purtroppo però uscirne è difficile: la droga è un demone. A volte sono gli stessi genitori a comprare la droga ai figli, pur di non mandarli a rubare per ottenere i soldi. Mandateli a rubare, ben venga, così si va in carcere, si sbatte e ci si fa male, solo così puoi uscirne fuori. Se un ragazzo viene tenuto in casa, servito e riverito, gli dai le sigarette, il cellulare e gli compri la dose, questo morirà dentro casa".
Cosa ti ha dato in questi anni il centro?
“Qui al centro ho imparato a prendere qualcosa da tutte le persone che ascolto; sono diventato un lettore accanito ed ho dovuto reimparare a leggere: la droga mi aveva del tutto distrutto. Ho scritto anche delle lettere come questa:
“Oggi sul territorio abbiamo l’opportunità di avere un centro d’ascolto dove tutte le persone vittime di droghe e di disagi comportamentali possano recarsi per essere indirizzati in delle strutture residenziali protette, dove giorno per giorno si cresce e si matura per così tornare ad appropriarsi della dignità e della propria libertà. Nel centro d’ascolto è necessario e indispensabile la presenza di un operatore che abbia provato sulla propria pelle la vera dipendenza da sostanze e di genitori di ragazzi che oggi hanno vinto il problema. I giovani hanno bisogno di qualcuno che dia loro la forza per difendersi da tutto ciò. Che faccia loro capire che tutto questo può ferire o sminuire la propria integrità fisica e morale e lo renda capace di individuare le decisioni giuste da prendere al momento opportuno con volontà, concentrazione e creatività. E’ necessario impegnare i giovani in qualcosa che vale, che metta in moto l’attività personale ed abbia un contenuto che stimoli il fisico, la mente e il cuore”
Nel centro incontro anche Anna, madre di 4 figli di cui uno si è drogato per alcuni anni. Ora fortunatamente ha smesso, lavora in una comunità.
“Tutti sapevano che mio figlio si drogava, sono stata l’ultima a saperlo. Lui non è stato costretto da nessuno, ha voluto provare. La prima volta che usò cocaina usci nudo nel cortile, urlando come un matto.”
La signora conosce Antonio da quando è piccolo, lo ha visto crescere; frequenta il centro da 7 anni perché le piace e spera di aiutare con la sua esperienza tutte le mamme. “La mia speranza è che tante mamme possano sorridere come faccio io adesso”
Arriva anche Andrea col papà, da fuori Ostia: ha 31 anni e circa un anno fa ha iniziato l’uso di cocaina. Da settembre non la tocca più e frequenta il centro per rafforzarsi: “Avevo iniziato con un centro di Roma molto più frequentato, con un via vai continuo. Qui sei più in trincea: ti ascoltano personalmente perché ognuno di noi è un caso a sé. Vengo qui sia per dimostrare ai miei che c’è un cambiamento ma anche per non abbassare mai la guardia, perché il pericolo è sempre dietro l’angolo. Purtroppo ci sono dovuto cascare: ho conosciuto il male e ora lo distinguo dal bene. Forse sono fortunato di aver capito quasi subito di farmi del male. Mi ritengo un ragazzo con la testa sulle spalle ma ho commesso un errore, e cerco di recuperare. Mi ha aiutato mio fratello a comprenderlo meglio. Il primo ad essersi smosso comunque sono stato io, perché se non nasce da te questa esigenza di cambiare è inutile qualsiasi consiglio”
“Per me scoprire questa cosa è stato un terremoto” ci dice il papà di Andrea, “tutto mi sarei aspettato tranne che potesse succedere ciò. Quando un ragazzo usa droga, tutti coloro che stanno intorno stanno male, ti tolgono la vita. Chi la usa non se ne rende conto. La paura che lui possa ricascarci è tantissima: siamo al primo percorso ora. Stanotte non è tornato a casa e non mi ha avvertito. Prima di questo fatto non pensavo a quello che poteva essere, adesso cosa devo pensare?”
Il centro ha un numero di cellulare attivo 24h su 24 a cui risponde sempre Antonio, una persona disponibile e dall’impegno costante per trasmettere la propria esperienza di vita. Il numero è 3333080891: non esitate se avete domande o volete un aiuto, qui si lavora proprio per voi.
Questo articolo nasce per la Rivista Duilio del numero di febbraio, dedicato al volontariato nel X Municipio
Tutti i riferimenti
I vecchi raccoglitori di siringhe, non più funzionanti ma ancora presenti sul territorio
di Aldo Marinelli del 18 aprile 2017