Taja ch'è rosso: il cocomeraro di Ostia
Anguria o cocomero? La storia di Magdi il cocomeraro di Via delle Sirene a Ostia
Da noi l‘anguria, frutto delizioso proveniente dall’Africa equatoriale, diventa il cocomero e chi lo vende ha proprio il suo nome: “er cocomeraro”. Mangiarlo diventa un appuntamento immancabile per terminare il pranzo del giorno di ferragosto, ma soprattutto per tutta l’estate, quando per rinfrescarsi dall’arsura, ci si bagna “er grugno” divorando la classica fetta intera.
Nella capitale è un classico trovare il venditore ambulante con il suo camioncino che una volta praticava il mitico tassello per verificare la dolcezza del suo prodotto oppure batteva con le nocche sulla buccia per far sentire il suono sordo che significava frutto maturo e pieno d’acqua, oppure il banchetto con le fette al fresco in bella mostra, magari accompagnato da tavolini per godersi la dolcezza del frutto.
“Mio fratello Ruggero faceva il cocomeraro a piazza della Stazione Vecchia anche se il primo banco lo aprì l’altro mio fratello, Umberto, tra la Buca, oggi Bahia, e la Vittorio Emanuele. Ricordo che facevo lo scivolo sui cocomeri che accumulavamo in giardino. Si compravano le lastre di ghiaccio nei magazzini in piazza Sangallo per mantenere fresche le belle fette: “Taja ch’è rosso” cosi c’era scritto sul bancone.” Così Clementina ricorda la sua infanzia nei primi anni ’60 a Ostia: il cocomeraro però qui da noi ormai è rimasto solo in via delle Sirene. Qui, da oltre 25 anni, troviamo Magdi, originario di Alessandria D’Egitto, che comprò una delle più vecchie licenze dalla signora Iole, colei che aveva il banco al cinema all’aperto in piazza della Stazione Vecchia: “Eravamo in tre, ma lei scelse proprio me, forse perché vide la disponibilità di continuare il suo lavoro” ci dice. Da allora è diventato un punto storico dove poter mangiare una fetta del cocomero di Maccarese, “i più buoni in circolazione” continua Magdi, ottimi proprio perché nascono su terreni sabbiosi tipici di quella zona. Il cocomeraro è aperto da giugno fino a fine agosto h24: lui e la moglie gestiscono il punto vendita che è diventato come una grande famiglia, senza chiudere mai. “C’è sempre qualcuno con cui scambiare due chiacchiere, molti i turisti ma soprattutto i clienti affezionati di Ostia e di Roma, sicuri di trovasse qui il miglior prodotto in circolazione”.
Il cocomero deve essere sempre conservato a temperatura ambiente perché così mantiene maggiormente i suoi nutrienti. Viene messo in frigo solo pochi minuti prima di servirlo e va consumato in giornata.
Negli anni Magdi ha diversificato l’offerta: ora è possibile trovare il cocomero in tutti i modi (dalla fetta piccola a quella grande, da quello tagliato a dadini nel bicchiere a quello nel piatto con forchetta), ma anche macedonie miste, ciliegie, meloni succosi e ananas tagliati ad arte. E sempre di arte si parla per le creazioni che Magdi intaglia nei cocomeri per feste e cerimonie: dal gattino allo squalo, dalle scritte alle torte di varie forme.
Cosa sarebbe l’estate se non ci fosse il cocomero?
di Aldo Marinelli del 27 luglio 2017