martedì 3 dicembre 2024
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Il ponte romano sul canale dello Stagno, un ricordo ormai dimenticato

Scopriamo insieme la storia del ponte romano sul Canale dello Stagno, distrutto dai tedeschi nel 1943




Il ponte romano sul canale dello Stagno, un ricordo ormai dimenticato
Foto gentilmente concessa da Photo Roby

Articolo di Laura Nicotra e Aldo Marinelli, con la collaborazione per la mappe geografiche di Nicola Inversi

Si ringraziano Flavio Chigi e Ivana Corsetti per la disponibilità e l’aiuto nelle ricerche.


Studiare e conoscere notizie, a volte nuove e a volte dimenticate, è un modo bellissimo di scoprire il territorio in cui si vive. Durante un lavoro di approfondimento sulle ville romane di Procoio insieme all'archeologa Laura Nicotra, consultando molte mappe antiche, l’interesse è andato verso un antico ponte che attraversava l’odierno canale dei Pescatori. Il canale, chiamato più correttamente Canale dello Stagno, garantiva già all’epoca romana il flusso dell’acqua salata verso le saline, poi interessate dalla bonifica dei Ravennati alla fine del 1800. Questo canale separava due luoghi ben precisi: la tenuta di Pianabella di Ostia da Laurentum.
Il ponte si trovava a circa 500m da quello attuale che attraversa il canale e rimase in piedi fino al 1943, allorché i tedeschi, preoccupati per uno sbarco da mare, lo distrussero.
Molti sono i riferimenti al ponte sul canale, il cui ricordo oggi è andato quasi del tutto perduto.
I più importanti sono sicuramente le iscrizioni su due lastre di marmo rinvenute nel XVII secolo, allo sbocco dello stagnum di Ostia, nell’odierna tenuta della Villa Chigi-Sacchetti (Mireille Cèbeillac-Gervasoni, Maria Letizia Caldelli, fausto Zevi: Epigrafia latina, pag.142).

Il ponte romano sul canale dello Stagno, un ricordo ormai dimenticato

Le iscrizioni, ancora conservate nel castello, vennero studiate nel 1837 dallo storico, archeologo e topografo italiano Antonio Nibby che le attribuì all'imperatore Caro e a suo figlio Carino. Carino venne associato al potere all’inizio del 283 d.C., e dopo la morte del padre nell’agosto dello stesso anno, lo divise col fratello Numeriano.


Il ponte romano sul canale dello Stagno, un ricordo ormai dimenticato
“Nell’ingresso della casa di Castelfusano veggonsi incastrate al muro due lapidi di marmo eguali per forma e dimensioni, una intiera e l’altra frammentata che per le misure si riconoscono come poste alla fronte di un parapetto di un ponte. In ambedue si vedono cancellate ad arte e anticamente le linee che contenevano i nomi degli Imperadori: si ricordano però ancora in quella più conservata i titoli tutti intieri dai quali si riconosce che si tratta di più imperadori, che si dicono Pii, Felices, Invicti, Augusti, I Germanici Massimi, Brittannici Massmi, Persici Massimi che erano insigniti della Potestà tribunizia, che erano Consoli e padri della Patria. Fra questi titoli quello di Persici Massimi indica da per se stesso che le lapidi appartengono ad un’epoca in che cessato il Regno dei Parti era di già risorta la monarchia dei Persi l’ultimo Re dei Parti fu Ardavan ossia Artabano vinto in tre battaglie sanguinose, nell’ultima delle quali perdè la vita da Ardeseir che gli scrittori greci e latini chiamano Artaxare ed Artaserse fondatore della Dinastia dei Sassanidi l’anno 226 imperando in Roma Alessandro Severo. Questo fatto serve ad eliminare ogni dubbio per supporre queste lapidi anteriori a quell’anno. Ora combinando questo con la esistenza di due imperadori col confronto di altri lapidi e colla storia delle guerre che sostennero nel Secolo III i Romani contro i Germani, i Britanni e i Persiani e colla forma delle lettere e qualche traccia insensibile del nome di uno degli Imperadori che malgrado la scalpellatura può leggersi, parmi che queste iscrizioni appartengano a Caro e Carino Augusti contro la opinione del Volpi che le riporta e le riferisce a Caracalla ed Alessandro Severo che mai non regnarono insieme ai Maximi che le attribuisce a Diocleziano e Massimiano i quali non presero il titolo di Persici Maximi se non nella quinta potestà tribunizia mentre le lapidi appartengono alle prime potestà: ed altri ad altri: imperocchè questi monumenti importanti furono riportati oltre i due scrittori sopramenzionati dal Fabrelli, dal Maffei e dal Fea. Queste lapidi ricordano il ponte che serviva di limite fra Laurenti e gli Ostiensi, il quale non poté essere se non quello della via Severiana littorale, edificato sopra il canale di comunicazione fra il mare e lo stagno, ponte che non era nel sito di quello odierno di CastelFusano poiché questo è tutto moderno, ma che era almeno un miglio più sotto com è notato nella carta del Cingolani. Queste iscrizioni sono importantissime perché servono a determinare il punto di confine fra il territorio Ostiense e Laurentino che era quello stesso del Canale dello Stagno.”

Il testo dell’iscrizione meglio conservata (CIL, XIV 126; ILS 608) recita:

[[Im[pp. (i.e. Imperatores duo) C]aesa[res]]] / [[M(arci) [Aurelii] 11 / [[C[ar]inus [et]]]
/ [[ [Numeria]n[u]s, 11 / Pii, Felices, Invicti, Augusti, I Germanici Maximi, Brittannic(i)
I Maximi, Persici Maximi, I tribuniciae potestatis (!), / coss. (i.e. consules duo), patres patriae,
I proconsules, I pontem Laurentibus I adque Ostiensibus I olim vetustate collabsum
(!) / lapideum restituerunt, I[[------]]/[[------]].


Il ponte romano sul canale dello Stagno, un ricordo ormai dimenticato


Il ponte romano sul canale dello Stagno, un ricordo ormai dimenticato


L'iscrizione più frammentaria comprende le tre linee ed il principio delle tre seguenti cioè:
Pii, Felices, Inv….
Germanici……
Maxim……


Il ponte romano sul canale dello Stagno, un ricordo ormai dimenticato


L’iscrizione fu posta per ricordare che il ponte originariamente in legno fu restaurato in pietra nel 284 dagli imperatori Marco Aurelio Carino e Marco Aurelio Numeriano: "essi restaurarono con la pietra il ponte che era crollato molto tempo fa, poiché era vetusto, per i popoli di Laurentum e Ostia".
L’iscrizione è datata con precisione al 284, grazie all'indicazione del regno congiunto di Carino e Numeriano, risalente proprio a quell’anno. Dopo il loro assassinio (il primo nel 285 e il secondo nel 284), i nomi vennero cancellati (Mireille Cébeillac-Gervasoni, Maria Letizia Caldelli, Fausto Zevi: Epigrafia latina, pag. 142)

L’importanza del ponte sta nel fatto che insieme allo stesso Canale dello Stagno determinava il confine fra il territorio di Ostia e quello di Laurentum.
Rispetto all’odierno ponte moderno di Castel Fusano, già il Nibby notava che quello romano si trovasse almeno un miglio più in basso, come si nota nella pianta del Cingolani.

Il ponte romano sul canale dello Stagno, un ricordo ormai dimenticato


Molto interessante l’intuizione dello storico francese Jerome Carcopino che in una nota manoscritta inedita suggerì che il ponte potesse essere stato costruito da Commodo nel 190, in base a un’altra iscrizione rinvenuta a Capocotta e ora al Museo Nazionale Romano. Il ponte sarebbe servito per sopraelevare una strada precedente alla via Severiana che passava vicino Capocotta, e forse la sua costruzione potrebbe essere stata iniziata da Commodo e terminata da Settimio Severo, e successivamente il ponte sarebbe stato restaurato da Carino e Numeriano come ricordato dalle nostre iscrizioni (Mireille Cébeillac-Gervasoni, Maria Letizia Caldelli, Fausto Zevi: Epigrafia latina, p. 143)

Carlo Fea nella "Storia delle Saline d'Ostia" del 1881 parla di un ponte a tre archi di pietra che porta a Castelfusano e che serviva da tempi antichissimi alla comunicazione da Ostia al popolo di Laurento lungo il litorale per la strada detta Severiana. Per Fea, questo ponte detto oggi “regolatore, colla sua soglia è il dato più certo dell’antichità, profondità e larghezza, che si è calcolata a metri 13.34 del canale grande”.


Il ponte romano sul canale dello Stagno, un ricordo ormai dimenticato


Gaston Boissier nel “Le Pays de l’Enéide” contenuto nella Revue de deux Mondes del 1884 racconta (traduzione dal francese di Aldo Marinelli): “Eccoci dunque partiti da Ostia, come l’ambasciata di Enea, seguendo la costa. Dopo 4 chilometri, un canale abbastanza largo, che sfocia in mare le acque dello Stagno di Levante, ci sbarra il cammino. Nel passato come oggi, si attraversava questo canale su un ponte, dove è stata trovata una iscrizione in cui si relaziona che due imperatori hanno riparato questo ponte, caduto in rovina, e che lo abbiano fatto nell’interesse degli abitanti di Ostia e di Laurentum. Il canale quindi era la separazione tra i territori delle due città, e quando abbiamo passato il ponte, siamo sicuri di mettere piede nel paese di Laurentum.”


Il ponte romano sul canale dello Stagno, un ricordo ormai dimenticato


Innumerevoli poi le mappe storiche che rappresentano questo ponte, in varie modalità.

Il ponte romano sul canale dello Stagno, un ricordo ormai dimenticato


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Il ponte romano sul canale dello Stagno, un ricordo ormai dimenticato

Il ponte romano sul canale dello Stagno, un ricordo ormai dimenticato


Anche all'interno della stessa Villa Sacchetti-Chigi troviamo molte testimonianze del ponte. Nel salone delle cartine geografiche al secondo piano nobile della villa, affrescato tra il 1627 e il 1631 da diversi artisti coordinati da Pietro da Cortona, entrando a destra si trova una carta geografica del territorio di Roma. Andando ad osservare con attenzione l’area tra Ostia e Castel Fusano, in cui sono rappresentati come punti di riferimento il castello di Giulio II di Ostia Antica, il sistema delle torri di avvistamento, il canale dello Stagno e la villa Sacchetti, nelle sue immediate vicinanze il ponte è rappresentato in maniera sintetica con due pennellate che attraversano il canale. Interessante il dettaglio della scritta "Castel Fusano" vergata a matita proprio sopra la rappresentazione della villa, presumibilmente da un suo inquilino, per evidenziare la proprietà di famiglia.


Il ponte romano sul canale dello Stagno, un ricordo ormai dimenticato


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Il ponte romano sul canale dello Stagno, un ricordo ormai dimenticato


Il ponte romano sul canale dello Stagno, un ricordo ormai dimenticato


Nel salone a piano terra della villa troviamo due opere della Collezione Famiglia Chigi che rappresentano il ponte e la strada di accesso alla villa.
La prima reca la data del 1893 ed illustra la vista dalla riva sinistra del canale dello Stagno: il ponte con lo stemma Chigi, il viale alberato di accesso e villa Sacchetti-Chigi sullo sfondo.


Il ponte romano sul canale dello Stagno, un ricordo ormai dimenticato

Nel dettaglio si può osservare il ponte con lo stemma della famiglia Chigi (monte di sei cime d’oro sormontato da una stella a otto punte, sull’arredo di pietra).

Il ponte romano sul canale dello Stagno, un ricordo ormai dimenticato


La seconda è una stampa firmata Ed. Lear del. e inc., collezione Mario Chigi Albani Della Rovere, in cui è rappresentata con vista dal ponte la strada che collega il villino Chigi con il mare, costruita nel 1786 sotto la direzione di Michelangelo Simonetti (Carla Benocci, Pietro da Cortona e la Villa di Castel Fusano dai Sacchetti ai Chigi, pag. 140, fig. 177).

Il ponte romano sul canale dello Stagno, un ricordo ormai dimenticato

La veduta odierna della strada di accesso, con la stessa prospettiva della stampa, permette di capire meglio la posizione del ponte.

Il ponte romano sul canale dello Stagno, un ricordo ormai dimenticato


Nella Galleria Nazionale d’Arte antica a Palazzo Barberini è conservato il quadro di Pietro da Cortona che rappresenta la villa Sacchetti appena costruita (tra il 1624 e il 1629) in cui è osservabile chiaramente il ponte sul canale dello Stagno.

Il ponte romano sul canale dello Stagno, un ricordo ormai dimenticato


Il ponte romano sul canale dello Stagno, un ricordo ormai dimenticato


Dal disegno acquarellato del 6 febbraio 1653 (Roma, Archivio Sacchetti, Collezioni Minori XII/29) si può ipotizzare che nel corso dei secoli il ponte sia stato più volte pesantemente danneggiato e nella fattispecie nella metà del ‘600 si sia reso necessario ricostruirne le parti deteriorate.
Carla Benocci menziona un documento che testimonia “la misura e stima dei lavori di muro fatti a sua manifattura da mastro Domenico Picchetti e compagni in fare un pilone e due archi per servitio del ponte che franò su il fosso che porta l’acqua allo stagno essendo per passare al casale dell’ecc.mo e rev.mo sig. Cardinale Sacchetti vicino ad Hostia” (Carla Benocci, Pietro da Cortona e la Villa di Castel Fusano dai Sacchetti ai Chigi, pag. 126).

Il ponte romano sul canale dello Stagno, un ricordo ormai dimenticato


Nella veduta attribuita a Pier Leone Ghezzi "La villa del Sig. Marchese Sacchetti" (1735), conservata a Londra nel Courtauld Institute of Art Gallery, è possibile infine osservare quale fosse l'aspetto del ponte nella prima metà del ‘700 (la lettera D indica il ponte sul canale dello Stagno)(Carla Benocci, Pietro da Cortona e la Villa di Castel Fusano dai Sacchetti ai Chigi, pag. 130).

Il ponte romano sul canale dello Stagno, un ricordo ormai dimenticato


Se ancora non conoscete questo gioiello del nostro territorio, vi consigliamo di non perdere l'occasione di visitarlo.
Trovate tutte le informazioni per partecipare ad una visita guidata alla tenuta di Castel Fusano qui Link

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