Perché La “mia” Ostia?
Riflessioni sul perché nasce questa pagina e questo giornale
Quel pronome possessivo che a volte sembra essere così forte, vuole significare semplicemente dipingere Ostia con i miei occhi, con le mie fotografie, con il mio modo di pensare e vedere le cose. Un pensiero, il mio, legato alla cultura dell’educazione al bello, che non deve essere una stucchevole rappresentazione della realtà fine a se stessa, ma uno strumento necessario per capire ciò che di buono esiste nel nostro territorio. Viaggiare tra le eccellenze, tra i rossi di un tramonto o le sfumature di un’alba, tra i luoghi migliori che Ostia sa dare, nel verde della pineta o nel blu del mare, trasforma la bellezza in un momento di educazione e di salvezza per una città che potrebbe essere migliore.
Abituare al bello sin da piccoli, per me che ho due figli che da sempre porto con me ad ogni ora ed in ogni luogo di Ostia, significa donare loro dei ricordi e delle sensazioni positive che trasporteranno per sempre con loro e che potrebbero trasformarli in cittadini civili e legati strettamente al territorio in cui vivono.
Nessuno di noi ha la bacchetta magica, nessuno sa quale possa essere l’approccio migliore per le cose. Ma credo che tentare strade nuove, diverse, che seguano la propria indole non sia sbagliato. La cultura, la natura, l’arte, la fotografia non sono strade minori per poter creare coscienza, consapevolezza di ciò che ci circonda. Non significa essere sordi o ciechi, significa decidere di agire in modo diverso, affrontando la realtà su un piano differente, che potrà avere gli stessi risultati di altri approcci.
Peppino Impastato ha forse descritto nel modo migliore il ruolo della bellezza nel nostro mondo:
“Se si insegnasse la bellezza alla gente, la si fornirebbe di un’arma contro la rassegnazione, la paura e l’omertà. […] È per questo che bisognerebbe educare la gente alla bellezza: perché in uomini e donne non si insinui più l’abitudine e la rassegnazione ma rimangano sempre vivi la curiosità e lo stupore”.
Lo stupore che ogni giorno provo nel vedere la natura rinascere anche dopo un incendio,
nell’assistere al nuovo giorno sorgere dal Pontile, nell'osservare il volo delle rondini al Porto o il movimento lento di una lumaca a Procoio;
la sorpresa di una stella cadente sdraiati sul pontile della Vecchia Pineta o della spiaggia del Plinius, con accanto i figli e la moglie che esultano per averla vista; la voglia di girare in bici per 20 km con il figlio che scalpita ogni volta che dobbiamo uscire oppure l’emozione di arrivare sul mare e godersi il tramonto come se fosse la prima volta nella tua vita.
Nessuno potrà darti quell’emozione, quella bellezza se non sai coglierla tu stesso, se non sei abituato a guardare con altri occhi. Si perché il brutto spesso copre il bello, impedisce che esso possa essere scorto o apprezzato.
Uscire di notte per cercare i fulmini o il tramonto della luna significa cercare il bello...
Avere la sensazione sempre che il bicchiere sia pieno, perché oltre alla metà dell’acqua l’altra metà è piena di aria, significa vivere di ottimismo, positività che diventa contagiosa.
Io voglio vivere per sempre così….
di Aldo Marinelli del 07 ottobre 2017