Più di 70 anni di ricordi
Luciano Sieni, 83 anni, ha voluto condividere con noi le sue emozioni e i suoi ricordi legati alla bottega del ciclista Revisi. Quando, nei primi di gennaio di quest’anno, passato avanti alla saracinesca abbassata...
Hanno chiuso bottega, questa è la prima brutta notizia del 2019. No, non è possibile! E’ stata la mia istintiva reazione.
Poi, dopo i primi momenti di sgomento, è arrivato il “ma”, il grande MA, quello di: “MA dal momento che purtroppo tutto ha una fine…..bla bla….bla bla.., è certamente meglio se questa fine avviene per scelta e non per trauma.”
Questa ovvia e “saggia” considerazione non ha però potuto arginare il flusso di oltre 70 anni di ricordi.
Sono entrato la prima volta in quella bottega nel marzo/aprile 1946 insieme ai miei genitori, per il noleggio di due biciclette. Avevo 10 anni e una mia bici: ricordo che mia madre portava la gonna-pantalone.
Un giovanotto di nome Marcello scelse le biciclette, posizionò i sellini alle giuste altezze e ci augurò il buon divertimento.
L’attività del noleggio a ore era supportata da un ben fornito parco di biciclette, da 2 o 3 tandem e da una tripletta ideata e costruita dal Capo-Padrone e Fondatore della bottega. Fondatore, che nel contesto di questi miei ricordi, chiamerò “nonno Mario”. Nelle belle giornate festive, quelle di maggiore afflusso di clienti, intervenivano a collaborare anche Fulvia e Rita, le due sorelle di Marcello.
Il tandem, in quei primi anni del dopo-guerra, veniva spesso noleggiato da mia madre per far prendere confidenza con le “due ruote” alle sue amiche. Per quelle più timorose affittava la tripletta e in questi casi io davo il mio contributo all’equilibrio del tutto, dal terzo sellino.
Nell’arco degli anni ’46-‘56, ho passato molto del mio tempo libero in quella bottega dove c’era una atmosfera particolare, difficile da definire ma certamente accogliente e non solo. Le più diverse attività di lavoro venivano eseguite con rapidità, professionalità e con una buona dose di fantasia. La mia presenza piuttosto assidua, abitavo al n°50 di viale della Pineta, è sempre stata accettata e anche tollerata con molta benevolenza, da nonno Mario, persona generosa e dal forte carattere; ammirevole la sua “manualità”, sapeva veramente fare di tutto. Ho “giocato” con lui alla modellatura e rivettatura del cuoio per i sellini.
Di modi un po’ bruschi con chi gli faceva perdere tempo, tenero e premuroso verso la moglie quando, con il suo sidecar, passava a bottega per qualche piccolo intervento “manutentivo”. Ci ha lasciati nel 1974 ma non sarà mai dimenticato.
Diversi “ragazzotti”, nel ruolo di apprendisti, sono passati per la bottega: imparavano progressivamente a gonfiare le gomme, a riparare le forature (mettevano le “pezze” alle camere d’aria), ad alzare/abbassare i sellini, sostituire i tacchetti dei freni, ecc… Uno di questi giovanotti, sposò una sorella di Marcello, un altro è da anni titolare di una affermata attività similare qui ad Ostia.
Lunga, forte e serena è stata l’amicizia che mi ha legato a Marcello, sempre visto nell’ottica del “fratello più grande”. Ciclista per eccellenza sia come sportivo sia come tecnico, veramente paziente nell’insegnarmi l’uso del “cambio campagnolo”, che a quei tempi era a due leve sulla forcella posteriore.
Marcello era bravissimo anche nella riparazione del variegato parco delle motoleggere e scooter degli anni ’50-’60: Cucciolo, Motom, Guzzini, Laverda, Ducati, Vespe, lambrette ecc….
Capiva istintivamente i problemi dell’accensione e della carburazione. Insieme abbiamo elaborato (truccato) alcuni motori.
Sempre curata e perfettamente efficiente la sua Vespa 98 c.c. con la quale, più di una volta, siamo andati a Roma per acquisti particolari.
C’era inoltre una tipologia particolare di motorini a due tempi, di cilindrata variante dai 38 ai 45 c.c.: i cosiddetti “micromotori ausiliari” per biciclette, con trasmissione a rullo sul battistrada dei copertoni delle ruote. In genere venivano installati o sotto il movimento centrale (quello dei pedali), o al posto del portapacchi sulla ruota posteriore. Il “mosquito” della Garelli, l’“itom” dell’ Ind. Tor. Mecc. di Torino e l’”aquilotto” della Bianchi, erano i più diffusi (prezzi 1950 da 32.000 a 48.000 Lire ). In ambito femminile, riscuoteva successo la “solex / velosolex”, bicicletta con motore di 49 c.c. a trasmissione, sempre a rullo ma sulla ruota anteriore. La signora Sanges (della bottega dei vini e oli in Piazza Cesario Console) ne aveva una.
Anche il mitico dottor Lodovichetti, negli anni ’47-’50, faceva le visite a domicilio in sella a una bicicletta con motorino ausiliario di cui purtroppo, con rammarico, non ricordo la marca.
Marcello, nella riparazione e manutenzione di questi motorini, andava “alla grande”, i clienti, molto numerosi, arrivavano mogi mogi a pedali e ripartivano soddisfatti col motore scoppiettante.
Con il gigler (getto del carburatore) di calibro maggiorato, candele a due puntine platinate, 1 o 2 gradi di anticipo in più nell’accensione, un leggero abbassamento della testata e altri accorgimenti tecnici, Marcello riusciva ad ottenere da questi motorini veri piccoli gioielli di meccanica, prestazioni più performanti e in questo, si era guadagnato una discreta fama.
Alla fine anni ’40 inizi anni’50, è apparsa la Sig.na Margherita che ha sposato il nostro Marcello e nel marzo del ’53 ci ha regalato un bel maschietto. Non ci sono stati né dubbi né incertezze, solo” Mario” poteva essere il suo nome. Non fu predestinazione ma qualcosa di molto prossimo. Tatiana, successivamente, ha tenuto compagnia a Mario e allietato la vita di Margherita e Marcello.
In modo molto simile, nel 1974, dalle Capannelle di Roma, dove Mario faceva il Vigile del Fuoco, è apparsa la Sig.na Celeste che nel 1977 ha sposato Mario e nel luglio del 1982 ci ha regalato Romolo.
Tantissime le persone che in quegli anni, a vario titolo, frequentavano la bottega di nonno Mario e di Marcello: operai, imprenditori, professionisti, commercianti, sportivi, artisti. Molte di queste persone erano famose e importanti, impossibile ricordarle tutte ma una, in particolare merita di essere citata: Giulio Cordari l’idraulico, Cav. di Vittorio Veneto, un gigante buono sempre allegro e pronto alla battuta, che orgogliosamente mostrava le cesoie usate per tagliare le lastre di piombo della copertura della cupola della chiesa Regina Pacis. Tra lui e Marcello, nonostante la differenza di età, esisteva un fortissimo legame di stima e di affetto.
Nel 1957, Marcello è stato il mediatore nell’acquisto della mia moto: una MI-VAL 175 con la quale ho girato in lungo e largo per l’Italia e che, in quel di Brescia, mi ha fatto incontrare la compagna della mia vita.
Tra il 1962 e il 1974, a seguito di un mio trasferimento per motivi di lavoro, c’è stato un rallentamento nella “frequentazione” della bottega. Dal settembre del ’74, tornato ad abitare a Ostia, tutto riprese vita ma con la significativa variante della presenza di Mario con il quale, da subito, si stabilì un bel rapporto di simpatia e di stima che si è poi consolidato nel tempo. In modo più o meno analogo, una generazione dopo, la cosa si è ripetuta con Romolo.
Olmo, Carraro, Atala, Torpedo, Bianchi sono le marche delle biciclette acquistate nel corso degli anni, per equipaggiare i 6 componenti della mia famiglia.
Dopo oltre 70 anni avrò bisogno di tempo per metabolizzare questa inaspettata “cessazione di attività”. Basti pensare che mia moglie, io, le mie figlie, i miei generi e i miei nipoti non abbiamo mai detto: devo andare dal ciclista ma usavamo dire: “vado da Marcello”, anche se purtroppo ci aveva lasciati da diversi anni e i miei 5 nipoti non lo hanno mai conosciuto.
Pochi giorni fa, ho incontrato Mario e l’ho trovato tranquillo e sereno, abbiamo richiamato alla memoria alcuni fatti e persone e ci siamo anche un po’ commossi. Mi ha spiegato che cessare l’attività non è stata una decisione facile, è stata abbastanza sofferta ma ben ragionata e quel che più conta di completa soddisfazione per tutti i coinvolti. Dopo un breve accenno ai programmi del suo immediato futuro da “uomo libero” e un positivo commento sulle attività di Romolo, ci siamo salutati con un abbraccio e un affettuoso “a presto”.
Lui, Mario, seppure con un velato senso di malinconia, ha conquistato la possibilità di disporre del suo tempo senza più vincoli e Romolo, a sua volta, ha potuto organizzare con grande serenità il suo “trasferimento al nord” in quel di Comazzo (LO), dove oltre al congiungimento con la sua fidanzata, sembra aver trovato ampia possibilità di sviluppare un suo progetto, o forse più di uno, in ambito naturalistico. La bicicletta, comunque, farà parte di questi progetti perché è nel DNA di Romolo.
Nella memoria di nonno Mario e di Marcello, a Mario, a Romolo e a tutta la famiglia Revisi un GRAZIE di cuore per le irripetibili emozioni cui ho potuto partecipare.
di Aldo Marinelli del 06 febbraio 2019