Qui il tempo si è fermato 76 anni fa
L’incredibile storia del negozio all'interno della stazione di Ostia, bombardata dai tedeschi tra il 1943 e il 1944
"Mio nonno, Giovanni Cialoni, era il capostazione della Roma-Lido: arrivò a Ostia nel 1926, due anni dopo l’inaugurazione della stazione progettata dal Piacentini. Fino a quel momento non c’era stato un capostazione che avesse soddisfatto la SEFI, ditta che gestiva i trasporti.
Mio nonno sulla Michelina, una delle prime locomotive della Michelin.
Lui aveva già fatto questo lavoro in molte stazioni, anche del nord Italia, ed accettò subito l’incarico.
Mio nonno nell’ufficio della stazione.
Insieme al lavoro gli venne offerta per tutta la sua famiglia la casa al di sopra dell’edificio, quella in alto a sinistra, in cui tutta la pensilina era usata come terrazzo.
La stazione di Ostia
Mia mamma Arsenia arrivò qui a 9 anni insieme a mia zia Fedra, di qualche anno più grande. Non era mai stata così felice in vita sua, aveva una casa grandissima con un terrazzo incredibile e soprattutto c’era il mare.
Mia mamma Arsenia in bicicletta tra le dune di Ostia.
Tutta la famiglia di mia madre davanti al palazzo del governatorato ancora in costruzione
Intorno al 1932 la società SEFI propose a mio nonno di gestire uno dei due negozi all'interno della stazione. Uno era la tabaccheria, l’altro divenne quello di mia mamma e mia zia: si commerciavano molte cose, dalle matite ai giochi per bambini, dai portafogli ai pupazzi del presepe. D’estate si vendevano tutte le cose della spiaggia, dai secchielli agli occhiali da sole, finanche piccole macchine fotografiche con pellicola.
Mia zia Fedra allo stabilimento Roma, dove tutta la famiglia entrava gratuitamente grazie alla tessera di cui mio nonno aveva diritto, in quanto capostazione della Società SEFI stessa proprietaria del Panettone
Il negozio era molto frequentato, perché a Ostia non c’era quasi nulla: durante il periodo delle scuole i bambini compravano qui i quaderni.
La mia famiglia rimase lì fino al settembre 1943 quando, a causa della guerra, dovette sgombrare insieme a tutti gli abitanti di Ostia. Mio nonno invece non poté andar via perché ai tedeschi serviva qualcuno che facesse funzionare i treni. Stufo di stare da solo però si impuntò dicendo loro che non ne voleva più sapere di rimanere lì senza la famiglia. Grazie a questa richiesta tornarono tutti nell'appartamento, ma c’era un problema. Ostia era completamente vuota e non si poteva uscire di casa. Si poteva solo andare col treno verso Roma, per comprare i viveri.
Durante il primo sgombero, mia zia soprattutto, ammassò quante più cose si poteva, tra cui tutto il materiale del negozio. Grazie all'ospitalità di una parente che viveva in una casa enorme in Piazza Tuscolo, tutta la famiglia fu accolta, beni compresi.
Quando poi bombardarono la stazione, la mia famiglia perse tutto.
Mio nonno fu mandato alla stazione Piramide e poi a Roma Termini. Gli fu data una casa in piazza Bologna, anche se intorno al 1951 gli fu offerta la possibilità di ritornare a Lido Centro, nella nuova stazione e di riprendere un negozio. Abitando ormai a Roma, rinunciò.
Mia mamma tornò a vivere a Ostia quando si sposò con mio padre. Lui, prima della guerra, lavorava all’Idroscalo di Ostia: tornato dalla prigionia in Sudafrica, lo trovò però completamente distrutto.
Io, Laura, sono nata nel 1948, casualmente a Roma, perché mia mamma era andata a vedere la Tosca a Caracalla e a causa delle sollecitazioni delle camionette, feci capolino in anticipo.
Proprio nella casa di mio nonno ho trovato ciò che rimane di quel negozio, ciò che mia zia e mia mamma hanno conservato con cura quasi maniacale per tutto questo tempo, come se il tempo in questi 76 anni si fosse fermato lì. Ho sempre saputo che in quella casa ci potesse essere un tesoro, perché da piccola ricevevo spesso in regalo qualcosa di antico da mia zia, ma solo nel 2012, con la sua morte, abbiamo scoperto quanti bauli ci fossero in soffitta. Tra l’altro uno è ancora inesplorato.
Nei bauli abbiamo trovato un mondo speciale, fermo al 1943, dove perdersi nei ricordi e nei cambiamenti.
Tante cartoline, carte da lettere, biglietti di auguri di Natale
tutta una serie di quaderni con la vita di Mussolini e quelli neri con il bordo rosso.
Abbiamo trovato poi tantissime barchette in legno sia già montate che smontate che venivano usate dai bambini per giocare al mare,
formine di legno con la loro confezione originale con paletta,
pettinini in bachelite per i pidocchi,
pettini nella prima plastica di allora,
il villaggio in legno, il mio preferito da piccola,
il portatabacco in bachelite,
timbri in legno,
fiche di legno per giocare a carte,
matite copiative, matite non cancellabili che bagnate in acqua diventavano come una penna,
temperini, coltellini, compassi, squadrette in legno e penne stilografiche e matite in bachelite, funzionanti con una pompetta in gomma,
le matite Presbitero, con le loro splendide scatole,
un set da ping pong in legno con rete e palline,
gli annaffiatoi in latta per giocare al mare."
Un mondo fatto di semplicità, di cura delle cose e di tanto amore...
Una storia che ha dell’incredibile ed é un privilegio averla raccontata, grazie a Federico.
Ringrazio Laura per avermi aperto le porte sul suo mondo finora tenuto segreto e per le foto d’epoca originali ed inedite ...
di Aldo Marinelli del 22 novembre 2019