Il mio bisnonno, Federico Bazzini
In occasione dell'anniversario della bonifica di Ostia, 25 novembre 1885, incontriamo il bisnipote di un simbolo di Ostia
“Federico Bazzini, primo tra i ravennati venuti a Ostia per ridare la vita dove imperava la morte, portò con se la forza e la passione della stirpe romagnola. Con grande amore assecondò le aspirazioni dei suoi compagni senza piegarsi, senza spezzarsi e senza dubitare. Con uguale fervore amò la famiglia, idolatrò la patria. Venne definitivamente a Ostia nel 1883” così Riccardo Bazzini, pronipote di Federico, mi legge ad alta voce la targa dedicata al suo bisnonno, con quell’emozione di chi sa che qualcuno della sua famiglia è stato veramente un grande uomo, in una città che senza di lui non sarebbe esistita. “Anche se si trova in un luogo un po’ nascosto, la targa è stata posta sull’edificio che fu dei Bazzini e degli Annibali, in cui il mio bisnonno creò il primo albergo a Ostia, nella piazza dedicata ai Ravennati. La creazione di questa città la dobbiamo proprio a quei 500 romagnoli che vennero qui trovando una distesa di paludi malariche, in una terra impraticabile in cui c’erano stati tantissimi tentativi di bonifica già prima dell’unità d’Italia ad opera dello Stato Pontificio.”
Riccardo ci ricorda come il bisnonno avesse ceduto il suo posto in treno ad un altro bracciante, poiché erano stati dati solo 600 posti per partire da Ravenna e arrivare a Fiumicino. Lui quindi venne dalla Romagna fino a Roma con un carretto trainato dall’asinello, impiegandoci circa 6 giorni. Arrivato però alle porte di Roma, l’asino era così stremato che avvicinandosi alle carrozze signorili di quei tempi un cocchiere si permise di dare una frustata al suo animale, perché non camminava. Federico scese dal suo carretto, prese il cocchiere e lo picchiò, ma passò una notte in galera. Il giorno dopo però lo rilasciarono perché capirono perché fosse venuto, presentando tutte le autorizzazioni del Governo per realizzare l’opera di bonifica.
Cosa significa vivere in una città fondata dal proprio bisnonno?
Non posso che essere profondamente attaccato a quest’area che io amo, ci sono nato e ci vivo da sempre. Ovviamente il sentimento è quello dell’orgoglio anche se è affiancato dal dispiacere di vedere questi luoghi abbandonati, poiché non c’è coscienza della memoria e della storia che ha portato Ostia ad essere la bella cittadina che è oggi. E’ una storia travagliata che è stata raggiunta attraverso grossi sacrifici, anche di vite umane. Anche Federico è morto di malaria. Dopo aver trasportato tantissime persone all’ospedale Santo Spirito per essere curate perché qui ancora non era stato creato un presidio medico, alla fine anche lui la prese. L’anno scorso è stata posta una targa dedicata a lui anche a Ostia Antica, insieme a quella di Armando Armuzzi e Nullo Baldini, che si sono prodigati con tenacia e volontà per quest’opera, che decimò i cosiddetti scariolanti, facendone rimanere solo un centinaio.
Come mai a Ostia non c’è una via dedicata al tuo bisnonno?
Via Capitan Consalvo doveva essere via Federico Bazzini poi per motivi burocratici non si diede questo nome e per rimediare all’errore ne è stata dedicata una di fronte al cimitero di Ostia Antica.
Ricordo però che di fronte all’attuale Scuola Giovanni Paolo II c’era la Gil, con all’interno un campo di calcio dedicato al mio bisnonno. Qui venivano tante squadre ad allenarsi e rimanevano poi a dormire nell’albergo della mia famiglia, appunto il Belvedere.
Si ricorda Federico anche per un altro avvenimento importante qui a Ostia, cioè la creazione della prima ferrovia che univa finalmente Roma a Ostia?
“Si era il 10 agosto 1924 quando arrivò il primo treno da cui scese Benito Mussolini. Ad aspettarlo c’era proprio il mio bisnonno che gli disse: “Dopo anni di lotte, di delusioni, di ansie vogliamo considerare questa ferrovia un tangibile riconoscimento di Roma alla realizzata bonifica dello secolare stagno e rivolgiamo con Voi, in questo giorno di luminosa vittoria, un commosso e riverente pensiero ai pionieri della colonia, al sacrificio dei quali si deve se Roma ha riveduto ribiondeggiare le messi dell’Antico Agro abbandonato ed ha avuto di nuovo aperta la via del mare.”
La tomba di Federico Bazzini. Immagine tratta dal libro di Cristiano Focarile "I romagnoli di Ostia"
di Aldo Marinelli del 25 novembre 2019